Biografie

Telemaco Signorini e la pittura in Europa
I Macchiaioli. Sentimento del vero
Silvestro Lega, i Macchiaioli e il Quattrocento
Poesia dei Macchiaioli [Francesca Dini]
La biografia di Giovanni Fattori
La biografia di Silvestro Lega
La biografia di Telemaco Signorini
La biografia di Giuseppe Abbati
La biografia di Odoardo Borrani
La biografia di Adriano Cecioni

Telemaco Signorini

(Firenze, 1835 - 1901)

Piuttosto che redigere una ennesima biografia in breve di Telemaco Signorini (Firenze 1835- 1901) è parso utile ristampare la "Lettera informativa al Presidente della R. Accademia di Belle Arti" redatta dallo stesso Signorini nel 1892, pubblicata a suo tempo nell'ormai rara monografia di Enrico Somarè (E. Somarè, 1926, pp. 277-279), che, assieme ad altri due scritti autobiografici dell'artista (la "Cronologia autobiografica" e il "Sommario autobiografico", anche essi in E. Somarè, 1926, pp. 267-271; 271-277), costituisce la base documentaria di tutte le biografie moderne.


LETTERA INFORMATIVA
Al Presidente della R. Accademia di Belle Arti in Firenze

Pregiatissimo signore,

Col diploma di socio onorario che ebbi l'onore di ricevere da codesta R. Accademia di Belle Arti, mi pervenne anche dalla S. V. la domanda di inviarle alcuni cenni biografici intorno al mio passato artistico. Eccole in brevi parole e per sommi capi, le mie origini, i miei studi e le mie principali produzioni.
Nell'anno 1835 da Giovanni Signorini pittore dell'ex Granduca di Toscana, e da Giustina Santoni possidente, nacqui in Firenze il 18 agosto. Nella mia prima giovinezza, per quanto avessi predilezione allo studio delle lettere piuttosto che a quello dell'arte, dovetti obbedire a mio padre e studiar la pittura.
Dopo gli elementi dell'arte fatti, non all'Accademia, ma sotto la direzione di mio padre, mi portai a Venezia coll'artista Vito d'Ancona e Federigo Maldarelli di Napoli. Là vi rimasi tutto l'anno 1856, studiai nei musei e nei canali, strinsi amicizia con Enrico Gamba e Federigo Leighton e vari altri stranieri.
Al mio ritorno in Firenze, ebbi i miei primi lavori rigettati dalla nostra Promotrice per eccessiva violenza di chiaroscuro e fui attaccato dai giornali come macchiajuolo.
Venuto il 1859, e fatta la campagna come artigliere, tornai e dipinsi soggetti militari che, non solo furono accettati alla Esposizione della nostra Promotrice, ma furono anche acquistati per la maggior parte, il più grande da S. A. R. il Principe di Carignano, il più piccolo dagli artisti di Milano che lo tennero nelle Sale del loro circolo.
Nel 1861 fui a Torino dove esposi il Ghetto di Venezia che fu il più sovversivo dei miei dipinti, per eccesso di chiaroscuro, e sollevò in Torino le più clamorose polemiche. Di lì passai a Parigi in compagnia degli artisti Cabianca e Banti. Vi conobbi Corot e Troyon, vi rimasi alcuni mesi e al mio ritorno, esposi alla prima Esposizione Nazionale che ebbe luogo in Firenze dove ebbi la medaglia per il mio quadro Un episodio della battaglia di Solferino.

Nel 1862 e 63 produssi molte marine in Liguria, inviandole alle Promotrici di Torino e Venezia e incominciai allora a scriver pei giornali facendo polemiche d'arte.
Nel 1864 feci un quadro dei miei più grandi con molte figure quasi al vero che tiravano una barca contro la corrente dell'Arno, L'Alzaia. Più tardi nel 1873, esposto alla Esposizione internazionale di Vienna mi fruttò la medaglia.
Nel 1865 dipinsi, fra i molti altri quadri, il Manicomio che esposto a Torino, sollevò polemiche per i giornali.
Nel 1866 acquistò il Municipio di Torino un mio quadretto che feci quell'anno Un giorno di vento che è presentemente in quella Galleria Municipale.
Nel 1867 coll'amico Diego Martelli feci un giornale d'arte " Il Gazzettino delle arti del disegno " che visse un anno solo agitando il mondo artistico.
Nel 1868 e 69 lavorai molto in Siena dipingendo strade, piazze e feste paesane e feci molte incisioni all'acqua forte per libri di scienza e d'arte.
Nel 1870 fui invitato dal Prof. De Gubernatis alla Esposizione Nazionale di Parma per fare una rassegna di quella esposizione al suo giornale " La Rivista Europea " alla quale collaboravo da due anni. Fui intanto inviato a far parte del giurì di quella esposizione, insieme agli artisti Banti, Cecioni e Sorbi, e vi rimasi Segretario per preghiera di Cesare Correnti allora Ministro della Pubblica Istruzione. Al mio ritorno in Firenze, dipinsi al concorso di paesaggio alla nostra Promotrice, un quadro intitolato Novembre, ed ebbi il premio.
Passai quasi tutto il 1871 e 72 fra Roma e Napoli, lavorando insieme agli amici Cecioni e De Nittis. Alla Esposizione Nazionale di Milano, esposi alcuni piccoli studietti fatti a Vinci, patria di Leonardo.
Nel 1873-74 fui a Parigi dal De Nittis e fui a Londra con lui la prima volta, poi tornato a Parigi, rimasi vari mesi nella campagna di Seine et Marne a Combes-la-Ville in compagnia di Boldini e dipinsi in quella campagna per i negozianti Goupil e Reitlinger. Contemporaneamente corrispondevo con il " Giornale artistico " che il Cecioni faceva in Firenze insieme allo scultore Grita.
Nel 1875 fui a Ravenna e vi dipinsi diversi quadri fra i quali uno di Porta Adriana che esposto nel 1877 a Napoli, fu premiato e acquistato da Casa Reale. Oggi si vede esposto in Roma nella Galleria d'arte moderna.
Nel 1876 lavorai a Vinci in compagnia del Prof. Gustavo Uzielli, illustrai con acqueforti il suo libro scientifico su Leonardo. Fui segretario del Comizio artistico presieduto dal Conte Augusto De Gori contro l'accentramento di Roma.
Nel 1877 pubblicai un volume di sonetti artistici " Le 99 discussioni artistiche ", poi fui a Napoli giurato a quella esposizione Nazionale.
Nel 1878 fui a Parigi alla esposizione internazionale e al ritorno rimasi alcuni mesi lavorando in Borgogna e in Svizzera, a Ginevra, a Losanna e a Berna.
Nel 1879 dipinsi il Ponte Vecchio di Firenze che nel 1880 esposi alla Esposizione Nazionale di Torino. Al Congresso artistico che ebbe luogo in quell'occasione, fui relatore al IV tema e sostenni le pensioni contro i concorsi che allora si facevano per complemento degli studi dell'arte. Tornai di nuovo a Parigi e Londra esponendo all'Accademy e al Grosvenor.
Tornato nel 1881 vendetti il mio quadro del Ponte Vecchio a un negoziante di Bath, poi coll'amico Giordano mi portai di nuovo a Parigi e Londra e di lì fui nella Contea di Somerset a Bath dove rimasi un mese lavorando con l'amico Cecchi per il negoziante Visart che m'aveva comprato il Ponte Vecchio. Di là, traversata l'Inghilterra, passai in Scozia e in Edimburgo, dove raggiunsi il Giordano, lavorai con lui moltissimo per le vie di quella città e a Leith e Glasgow e a North Berwick. Al mio ritorno esposi al Donatello diversi quadri miei.
Nel 1882 lavorai molto nel mercato vecchio e in Settignano dove detti consigli d'arte a Ruggero Focardi.
Nel 1883, fatto Professore alla nostra Accademia, rifiutai la onorificenza non volendo farmi solidale di quell'insegnamento d'arte al quale avevo sempre fatta pubblica opposizione. In quest'anno fui al Monte Amiata e lavorai molto a Piancastagnaio.
Nel 1884 tornai a Parigi e Londra e in questa città esposi pubblicamente e privatamente i miei lavori. Diverse marine dipinte a Riomaggiore esposi all'Accademy e al Grosvenor, e venti tele, rappresentanti tutte venti motivi tolti dal nostro vecchio mercato, esposi privatamente in Annover Square in casa di un tal sig. Lucas, e tutti ebbi la fortuna di venderli. In quest'anno medesimo esposi a Torino il Ghetto di Firenze, che dalla commissione governativa fu acquistato per la Galleria d'Arte Moderna in Roma.
Nel 1885 lavorai ad Arcola in Liguria, qui ebbi l'onore di ricevere da Napoli il diploma di socio corrispondente di quell'Accademia.
Nel 1886 lavorai molto a delle acqueforti del nostro mercato che tolsi da miei quadri e da miei studi. Ebbi li dolore di perdere in quest'anno l'amicissimo mio Adriano Cecioni e di lui scrissi al
" Fracassa " la biografia.
Nel 1887 presi a consigliare il bravo allievo del Cecioni, Giorgio Kienerk, ed esposi alla esposizione Nazionale di Venezia diversi lavori fra i quali un dipinto di Settignano rappresentante una Pioggia sui campi che anche questo fu scelto dalla giunta artistica presso il ministero dell'Istruzione.
Nel 1888 esposi a Bologna alcuni quadretti fra i quali ne ebbi uno venduto e fui fatto socio corrispondente di quell'Accademia. Esposi anche molti lavori in Livorno in una importante esposizione che ebbe luogo in quell'anno; di là fui a Portoferraio nell'Isola d'Elba dove mi ci trattenni due mesi lavorando moltissimo.
Nel 1889 ho presieduto in Firenze la commissione d'arte che ebbe l'incarico di inviare alla Esposizione internazionale di Parigi, i prodotti artistici del nostro paese. In questa occasione ebbi la fortuna di aver premiato e venduto un mio quadro ch'io vi aveva inviato, dipinto l'anno avanti all'Isola d'Elba.
Il 1890 ho passato dipingendo in montagna a Pietramala, il genere pastorizio di capre pecore e buoi.
E anche nel 1891 mentre sulla stessa montagna dipingevo un quadro che oggi esposto alla nostra Promotrice viene acquistato da Casa Reale, mi giunse la graditissima sua dove mi si partecipava l'onore che mi veniva fatto da codesta R. Accademia.
Oggi dunque 1892 contemporaneamente alla buona notizia all'acquisto del mio lavoro mi giunse il diploma di codesta Accademia, presso la quale la prego di farsi interprete dei miei più sentiti ringraziamenti.

Suo devotissimo
Telemaco Signorini


Fu avviato all'arte dal padre, Giovanni, un modesto pittore della corte del Granduca. Dopo aver frequentato i corsi di disegno dal nudo all'Accademia di Belle Arti fiorentina, e dopo aver dipinto dal vero con Odorado Borrani e Vincenzo Cabianca, iniziò a frequentare il Caffè Michelangelo, accostandosi a Saverio Altamura, che impostò in quegli anni in Toscana la pittura di macchia. Nel 1858 si recò a La Spezia alla ricerca di un ambiente visivo che gli rendesse più facile, nel diretto rapporto con il “vero”, la definizione di quel netto contrasto tra luce e ombre capace di individuare la macchia come elemento grammaticale dell'opera.

Sulle colline a Settignano, 1885

Telemaco Signorini
Sulle colline a Settignano, 1885
Olio su tela - Dim: 37 x 50 cm
Collezione privata

Nel 1859 partecipò agli eventi militari partendo per il fronte e al ritorno dalla guerra, nel 1860, sperimentò con Cabianca un metodo scientificamente analitico per la resa pittorica dei valori cromatici e luminosi, dipingendo dal vero nella campagna di Montelupo e a La Spezia e ritornando sui luoghi delle battaglie dell'anno precedente.

Processione a Settignano, 1880

Telemaco Signorini
Processione a Settignano, 1880
Olio su tela

Nel 1861 a Parigi conobbe personalmente l'anziano Corot e si interessò alla pittura di paesaggio. Nello stesso anno e fu l'ultima volta, si recò a Castiglioncello con Martelli, Abbati e Tedesco, in occasione della prima visita alla tenuta. Nel 1862, stimolato da Diego Martelli, consolidò l'amicizia con Silvestro Lega e Odoardo Borrani, insieme ai quali dipinse a Pergentina e divenne il maggior rappresentante dei Macchiaioli. Nel 1865 si impegnò con energia anche nel tema sociale, con il famoso dipinto del Salone delle agitate in S. Bonifazio, ambientato in un manicomio di Firenze.
Nel 1867 fondò, con il critico Diego Martelli, “Il Gazzettino delle Arti e del Disegno” per cui collaborò attivamente.
Nel 1871 si recò a Roma e a Napoli con Adriano Cecioni e Giuseppe De Nittis. Signorini soggiornò più volte a Parigi e a Londra a partire dal 1873.
Anche in Italia si sostò da una città all'altra, finché nel 1896 fissò quasi la sua residenza a Riomaggiore.
Fu anche buono scrittore e polemista. La sua opera più interessante come narratore Caricaturisti e caricaturati al caffè Michelangelo venne pubblicata a Firenze nel 1893.
Finissimo incisore all'acquaforte e a puntasecca, illustrò i libri di Diego Martelli.
Morì a Firenze il 10 febbraio 1901.