Biografie

Francesco Primaticcio

Nato a Bologna nel 1504, Francesco Primaticcio incarna la figura dell'artista polivalente. Pittore, stuccatore, scultore, eccellente disegnatore, creatore di costumi e decori effimeri, architetto e, infine, sovrintendente dei palazzi del re, egli è l'artista che con Rosso Fiorentino, Luca Penni e Cellini e, più tardi, il modenese Nicolò dell'Abate, trapianta il manierismo italiano alla corte di Francia.

Primaticcio lavora in gioventù per quattro anni a Mantova come aiuto di Giulio Romano nel cantiere di Palazzo Te ed è qui che avviene la sua formazione in contatto diretto con la pittura del maestro che da Mantegna riprende l'arte dell'illusionismo e da Raffaello lo studio filologico dell'antico. In Palazzo Te, secondo la testimonianza del Vasari, egli dipinge ad affresco su cartoni di Giulio Romano; realizza inoltre stucchi su invenzione dello stesso maestro.

L'implorante, 1899

Il nome del Primaticcio si lega presto a quello di Fontainebleau, la residenza favorita del re di Francia Francesco I di Valois, definita con generosità da Giorgio Vasari "quasi una nuova Roma".

L'esempio che il re intende seguire a partire dal 1528 per la ristrutturazione della reggia, dapprima fabbrica utilizzata per le battute di caccia, è quello di Palazzo Te, raffinata dimora principesca. A questo scopo, Francesco I tenta di avere a corte importanti artisti italiani come Michelangelo e Giulio Romano ma, data la loro indisponibilità, la scelta ricade su Rosso Fiorentino e Primaticcio. L'influenza di questi due artisti in Francia risulta da questo momento in poi determinante, dando origine alla Scuola di Fontainebleau.

I due pittori arrivano rispettivamente nel 1530 e nel 1532. Al più anziano Rosso (1494-1540) viene affidata l'impresa decorativa più impegnativa, vale a dire il ciclo di affreschi (oggi illeggibili) nella cosiddetta Galleria di Francesco I.

Primaticcio viene inizialmente incaricato di curare la decorazione delle Camere del re e della regina, andate distrutte sotto il regno di Luigi XV, eccetto un tondo ad affresco raffigurante Venere e Adone nella Camera della regina, ancora visibile.

Attorno al 1535 comincia a lavorare alla decorazione dell'ingresso monumentale del castello, la Porta Dorata, i cui ambienti interni presentano affreschi con storie di Ercole e Onfale. Dopo la morte di Rosso Fiorentino, nel 1540, al Primaticcio, nominato nel frattempo Pittore del re, viene affidata la direzione generale dei lavori; nel 1544 viene nominato abate di San Martino a Troyes, titolo che gli assicura diversi benefici. Anche dopo la morte di Francesco I nel 1547, egli continua a lavorare sotto i tre sovrani successivi (Enrico II, Francesco II e Carlo IX).

Nella Galleria di Francesco I, rimasta incompiuta per la morte del Rosso, le pitture che Primaticcio realizza sicuramente sono due ovali rappresentanti Giove e Semele e Danae. L'impresa decorativa continua con I Cabinet del re, la Camera della favorita del re, la duchessa d'Étampes, i bagni e le stufe.

Il Cabinet del re era probabilmente decorato da una serie di "uomini illustri" sull'esempio degli studioli italiani quattrocenteschi, primo fra tutti quello di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale a Urbino. La Camera della favorita del re (in parte conservata nelle sue decorazioni) era significativamente ornata con storie rappresentanti Alessandro. Nei bagni, situati al pianterreno della Galleria di Francesco I, figuravano diversi affreschi oggi distrutti, con le storie di Diana e Callisto. Proprio in essi erano custoditi i più importanti dipinti della collezione reale: la Gioconda di Leonardo da Vinci, la Santa Margherita di Raffaello, la Carità di Andrea del Sarto e la Visitazione di Sebastiano del Piombo (opere oggi conservate al Louvre).

Per Primaticcio la più grande impresa decorativa nel castello era rappresentata dalla Galleria di Ulisse (purtroppo demolita nel 1739) che, iniziata nel 1541, si era protratta fino alla sua morte avvenuta nel 1570. Lo schema adottato dal pittore viene ripreso da quello delle Logge Vaticane di Raffaello: stucchi, grottesche e riquadri figurati che includevano anche scorci illusionistici con le scene della vita di Ulisse che continuavano sulle pareti.

Negli ultimi anni della sua vita Primaticcio viene affiancato dal modenese Niccolò dell'Abate il quale, su suo disegno, affresca la Sala da ballo. La sua è un'attività sempre più di sovrintendente: disegna costumi per mascherate e apparati scenici, dirige la manifattura degli arazzi e cura la fusione dei bronzi tratti dai calchi che egli stesso ha fatto eseguire nei suoi frequenti viaggi a Roma: ha così modo di lavorare a fianco del Vignola, di Benvenuto Cellini e dell'architetto Sebastiano Serlio.

Per Diana di Poitiers, la favorita di Enrico II, disegna alcune vetrate del suo castello ad Anet. Lavora nei giardini progettando la Fontana di Ercole sormontata dall'Ercole di Michelangelo (statua di cui non si hanno più notizie dal Settecento) e il Padiglione di Pomona, decorato insieme a Rosso. Progetta infine i monumenti funerari dei re, suoi protettori, nella basilica di Saint Denis.