Biografie

Fausto Pirandello

Figlio del celebre drammaturgo, e premio Nobel, Luigi e di Maria Antonietta Portulano, Fausto Pirandello (Roma, 1899-1975) inizia a interessarsi alla pittura nell'ambiente familiare (anche il padre e il fratello Stefano sono pittori dilettanti).

Colazione e musica, 1954 circa

Fausto Pirandello
Colazione e musica, 1954 circa
Collezione privata

Interrotti gli studi classici dal richiamo alle armi nel 1916, alla fine della guerra inizia a studiare scultura e disegno sotto la guida di Sigismondo Lipinsky. Nel 1919 segue i corsi alla scuola libera di nudo e dal 1921 inizia a frequentare Felice Carena. Considerato pittore audace per le tecniche innovative introdotte nelle sue opere, esordisce nel 1925 alla III Biennale romana e, l'anno successivo, espone alla Biennale di Venezia. Quindi, nel 1927, alla Società Amatori e Cultori di Roma. In questo stesso anno si reca a Parigi, dove ha occasione di approfondire la conoscenza di Cézanne e di Picasso e di entrare a contatto con gli artisti italiani Severini, Tozzi, De Chirico, Savinio, Campigli, Paresce, Magnelli e De Pisis.

Oggetti, 1929-1930

Fausto Pirandello
Oggetti, 1929-1930
Collezione privata

A Parigi tiene la sua prima personale nel 1929 alla Galerie Vildrac. È assidua la sua presenza alle mostre del Sindacato fascista delle Arti a Roma fino al 1942, così come frequenti sono le sue esposizioni alle Biennali veneziane fino al 1940. Intanto, alla Quadriennale del 1935, ha una personale di 17 opere, che presenta in catalogo con uno scritto teorico. Dalla metà degli anni Trenta inizia il periodo più maturo di Pirandello, segnato da una forte drammaticità esistenziale e da una serie memorabile di opere, caratterizzata da una forte componente materica e da una originalissima impaginazione delle scene, che riflette la sua esperienza della avanguardie europee e il suo amore per gli antichi

Oggetti con elettrodomestico, 1945 circa

Fausto Pirandello
Oggetti con elettrodomestico, 1945 circa
Collezione privata

Dopo il 1945 anche Pirandello vive la difficile fase di travaglio che coinvolge tutta la pittura italiana, tra "realismo" e "neocubismo". La sua pittura va in cerca di una nuova definizione in cui si avverte molto forte il riferimento a una sintassi "cubista" nelle tassellature del colore e nelle composizioni in cui il dato narrativo perde via via importanza.