Biografie

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Silvestro Lega
(Modigliana, 1826 - Firenze, 1895)

1826 - Nasce l'8 dicembre a Modigliana (in provincia di Forlì sull'Appennino tosco-romagnolo) da Antonio Lega, proprietario terriero nativo dei dintorni di Brisighella, nel Ravennate, e dalla sua seconda moglie ed ex domestica, Giacoma Mancini, da cui avrà quattordici figli. Viene battezzato il 9 dicembre nella Chiesa di Santo Stefano in San Bernardo.

1843 - Si trasferisce a Firenze per iscriversi il 30 maggio all'Accademia di Belle Arti dove segue i corsi di Servolini, Gazzarrini, Bezzuoli e Pollastrini.

1845 - Frequenta lo studio di Luigi Mussini e in seguito la scuola di pittura purista che questi tiene col pittore svizzero Franz Adolf von Stùrler, allievo di Ingres.

1848 - Si arruola volontario nella guerra contro l'Austria (Prima Guerra d'Indipendenza), insieme a Mussini, ai suoi compagni di studio e al fratello Carlo.

Una visita, 1868

Silvestro Lega
Una visita, 1868
Olio su tela
Roma, Galleria d'Arte Moderna

1850 - Inizia a lavorare presso lo studio di Antonio Ciseri che lo incoraggia a dipingere il primo quadro, Incredulità di San Tommaso (Modigliana, Ospedale civile).
All'Accademia del Nudo, dove insegna Giuseppe Bezzuoli, Lega conosce Giovanni Fattori, Luigi Bechi, Antonio Puccinelli ed Egisto Signorini. Questi lo presenta al fratello Telemaco.

Prigionieri di guerra (Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione), 1861

Silvestro Lega
Prigionieri di guerra (Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione), 1861
Olio su tela
Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti

1851 - Espone alla mostra annuale dell'Accademia di Belle Arti di Firenze il dipinto perduto Velleda, quadro di gusto romantico tratto dai Martiri di Chateaubriand. Il quadro è ammirato dal giovane Telemaco Signorini.

Un dopo pranzo, 1868

Silvestro Lega
Un dopo pranzo, 1868
Olio su tela
Milano, Pinacoteca di Brera

1852 - Vince il concorso triennale bandito dall'Accademia di Belle Arti con la tela David che placa col suono dell'arpa le smanie di Saul travagliato dallo spinto malo. Tra gli altri concorrenti figurano Antonio Puccinelli, Cecioni, Bezzuoli ed Egisto Ferroni. Muore la madre Giacoma Mancini.

1853 - Sull'onda del successo della premiazione del Saul, il 30 gennaio l'Accademia degli Incamminati di Modigliana accoglie Lega tra i soci.

1854-55 - Esegue i primi studi dal vero. Attraverso le pagine del periodico "Bullettino delle arti del Disegno", le mostre annuali dell'Accademia di Belle Arti e della Società Promotrice, Lega segue i fermenti del nuovo gruppo di giovani artisti costituitosi nell'intento di liberare la pittura dai condizionamenti accademici.

1857 - Si trova nella città natale dove il 26 giugno riceve dalla Pia Opera di Modigliana la commissione di quattro "lunette" per la Chiesa della Madonna del Cantone.

Il canto di uno stornello, 1867

Silvestro Lega
Il canto di uno stornello, 1867
Olio su tela
Firenze, Galleria d'Arte Moderna

Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1861

Silvestro Lega
Ritratto di Giuseppe Garibaldi, 1861
Olio su tela
Museo Civico Don Giovanni Verità, Modigliana, Forlì-Cesena

1858- Esegue a Firenze, tra quest'anno e il successivo, le prime due lunette con La peste e La carestia per la Chiesa della Madonna del Cantone di Modigliana. Non partecipa alla Seconda Guerra di Indipendenza.

1859 - Su stimolo del concorso indetto a Firenze da Bettino Ricasoli, esegue tra quest'anno e il 1861 il cospicuo gruppo delle tele di soggetto militare, tra cui Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia e Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, opere esposte entrambe alla Società Promotrice di Belle Arti nel 1861 e, nello stesso anno sempre a Firenze, alla prima Esposizione Nazionale Italiana alle Cascine.

Il Primo dolore, 1863

Silvestro Lega
Il Primo dolore, 1863
Olio su tela
Amministrazione Provinciale di Genova

1860 - Prende in affitto una stanza-studio in via Santa Caterina, nel nuovo quartiere del Barbano. Nella zona risiedono molti pittori che frequentano il Caffè Michelangelo, tra cui Banti, Fattori e Giuseppe Moricci. Nei nuovi locali Lega prosegue nella sua opera che, da ora in avanti, sarà orientata alla raffigurazione della vita moderna.

1861 - In primavera-estate il gruppo dei Macchiaioli effettua alcune gite di studio a San Marcello, sull'Appennino pistoiese, e a Castiglioncello, realizzandovi opere destinate a rappresentarlo all'Esposizione Nazionale che avrà luogo in settembre a Firenze.
Nella campagna di Piagentina, lungo le rive dell'Affrico, durante il mese maggio Lega realizza una serie di studi dal vero attraverso i quali si attesta la sua definitiva "conversione" al realismo di "macchia".

1862 - La presenza di Lega a Piagentina favorisce il costituirsi, in quella campagna, di un cenacolo artistico che dà origine alla cosiddetta "Scuola di Piagentina". Oltre al Lega ne fanno parte Signorini, Abbati, Borrani e Sernesi. I temi richiamano la campagna dove vive la famiglia Batelli, l'ambiente contadino che l'abita e i costumi della vita quotidiana colti nell'intimità domestica. In seno alla famiglia Batelli, dove vivono anche i fratelli Dante e Ettore, Lega dipinge Le Rose della primavera, Le lavandaie, Motivo di grano.

1863 - Conclude il ciclo per la Chiesa della Madonna del Cantone di Modigliana con le ultime due lunette Terremoto e La guerra. Espone con successo presso le Società Promotrici di Genova e di Torino e presso la Promotrice fiorentina in occasione dell'inaugurazione della nuova sede di via della Colonna del 22 novembre, dove presenta Una veduta in Piagentina e L'educazione al lavoro.

1864 - Sempre più in sintonia con le idee progressiste del gruppo Macchiaiolo, Lega aderisce all'idea di non esporre più alla vecchia Promotrice. La volontà degli artisti più aperti al nuovo - di rendersi autonomi da quella istituzione - trova sfocio nella costituzione di una nuova Società promotrice, organizzata in seno alla Fratellanza Artigiana. Alla mostra inaugurale partecipano Borrani, D'Ancona, Abbati, Zandomeneghi, Signorini, Cabianca, Fattori. Lega invia L'elemosina, una tela di grandi dimensioni.

1865 - In occasione di Firenze capitale del neonato Regno d'Italia e del centenario della nascita di Dante, i Macchiaioli organizzano, nel mese di maggio, una mostra nelle sale dell'Accademia. Lega presenta La nonna e Motivo dal vero presso Firenze. Partecipa poi anche alle rassegne pubbliche di Milano, Genova, Venezia e Verona.

1866 - Partecipa, per la prima volta oltre frontiera, all'Esposizione Nazionale di Lille, inviando L'indovina e La lettura.

1867 - Nel catalogo della mostra della Società d'Incoraggiamento di Firenze, Lega risulta residente al numero 1 di via di San Salvi, cioè in casa di Virginia Batelli. Ispirato dall'atmosfera della casa concepisce il quadro Il canto di uno stornello.

1868 - Per Lega è uno degli anni più fecondi tra quelli del decennio di Piagentina. Signorini definisce questa fase come "punto culminante e apogeo" della sua arte. A coronamento della "trilogia poetica" iniziata nel 1867 con la scena de Il canto di uno stornello dipinge il suo capolavoro, Una visita, seguito da Un dopopranzo.

1869 - Espone a Torino La pittrice e, a Firenze, I promessi sposi.

1870 - Il 6 giugno muore Virginia Batelli. Lega torna nella sua terra d'origine, a Tredozio, nei dintorni di Modigliana. Partecipa alla Esposizione Italiana d'Arti Belle di Parma, dove si afferma vincendo la medaglia d'argento.

1871 - Torna a Firenze dove partecipa alla Promotrice con alcune opere tra cui Paesaggio romagnolo.

1872 - Tra quest'anno e il successivo dipinge il bellissimo Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini e comincia ad avvertire quei disturbi alla vista che in seguito si aggraveranno.

1874 - Lega ha in animo di esporre a Londra il quadro del Mazzini in ragione della grande popolarità conseguita in Inghilterra dal personaggio italiano. Decide quindi di rivolgere la sua richiesta al poeta Algernon Charles Swinburne, in ricordo del sentimento di amicizia che lo univa a Mazzini. Questi assicura al pittore la propria disponibilità coinvolgendo nell'iniziativa Guglielmo Rossetti, fratello del famoso pittore Dante Gabriele Rossetti.

1875 - Lega e Borrani danno vita ad una società denominata "Galleria di quadri moderni Borrani Lega & C.". L'indirizzo artistico della nuova attività è orientato sulla proposta di "lavori dei più distinti artisti italiani che studiano…" L'iniziativa è ben vista da molti pittori della loro cerchia, i quali, inizialmente, la considerano una grande opportunità per il mercato. Purtroppo la scarsa attitudine per gli affari che ben presto i due artisti rivelano li costringe a cessare l'attività dopo solo un anno.

1878 - Dopo tre anni di completa assenza dalle mostre pubbliche, si presenta all'Esposizione Universale di Parigi, inaugurata il 7 maggio.

1880 - Dopo cinque anni di assenza da ogni manifestazione italiana partecipa alla Prima Esposizione Internazionale di Quadri Moderni indetta dalla Società Donatello di Firenze. Il carattere internazionale della mostra è assicurato dalla presenza di quadri di Alfred Stevens, Lembach, Marie Bracquemond, Millet, Desboutin, Diaz, Rousseau, Jongkind, Gerome, Jules Dupré, Corot, Delacroix, Courbet, Gustave Moreau, Fantin-Latour e Manet. Lega espone Una scena di famiglia, da identificare forse con La lezione.

1881 - Ritrova la serenità d'ispirazione presso la famiglia Tommasi - come maestro dei figli Adolfo, Angiolo e Lodovico - di cui è spesso ospite a Bellariva, nei sobborghi di Firenze.

1883 - Esce postumo il volume "Profili d'artisti", scritto da Chiaro Chiari, letterato di modesta fama. I giudizi espressi sulla pittura di Lega rivelano la sua capacità di percepire i concreti valori pittorici: "…In tutti i quadri di S. Lega vi è quella scrupolosa ricerca che l'arte richiede non allontanandosi da quella bellezza del vero che forma ancora la grandezza degli antichi pittori. Ivi è quello che chiamasi solidità, cioè quell'effetto totale in cui sembra che le figure abbiano corpo reale e non restino come ombre triste sopra una parete".

1884 - In primavera-estate esegue il grande dipinto Una madre, che verrà esposto in settembre alla mostra della Reale Accademia di Milano.
Sul giornale "Fieramosca" Signorini elogia Lega presente alla promotrice con Una madre: abbinandone il nome a quello di Fattori scrive: "…la critica non capisce le loro qualità, ma vede i loro difetti, e se in Lega li combatte e in Fattori li tace è perché il primo è un eterno aviatore, il secondo è un giurato in posto accademico, col titolo di professore".

1885 - È a Modigliana dove partecipa il 26 novembre ai funerali del famoso prete rivoluzionario Don Giovanni Verità e ne esegue un ritratto. In questo periodo, si aggrava la malattia agli occhi di cui soffre da anni.

1886 - Alla prima Esposizione di Belle Arti di Livorno invia quattro dipinti tra cui Una madre, che trova un acquirente. Tra luglio e agosto inizia a frequentare la villa Bandini al Gabbro, nella campagna dell'entroterra livornese, e la villa dei Tommasi a Crespina, vicino a Pisa. Lega ha modo di venire a contatto con una nuova realtà umana e con una natura che ha mantenuto intatto il suo aspetto primordiale. La scoperta di quel mondo significa per lui l'inizio del terzo capitolo della sua storia di uomo e pittore. Inizia a dipingere la serie delle Gabbrigiane.

1887 - Prima di partire, in primavera, per il Gabbro, dove generalmente risiede, ma da dove periodicamente si allontana per brevi soggiorni altrove, prepara due opere con cui partecipare all'Esposizione Nazionale Artistica di Venezia inauguratasi in maggio: Una contadinella fiesolana e Una gabbrigiana.

1888 - Continua a risiedere al Gabbro ed esegue opere come Gabbrigiana in piedi e La scellerata. La sua considerazione per quel tipo di modelle nasce dalla femminilità vivace e naturale che esse esprimono. I ritratti che egli realizza le esalta nel loro fiero carattere e nella realtà etico-sociale che esse rappresentano.
Si reca poi nel Mugello dai nobili Guidacci e a Firenze per la mostra della Società dell'Incoraggiamento.

1889 - In gennaio espone alla Società di Belle Arti i paesaggi dipinti in Mugello.
In marzo partecipa all'Esposizione Universale di Parigi con Le gabbrigiane e un Paesaggio. Trascorsa l'estate a Firenze torna al Gabbro, dove sperimenta la tecnica del pastello. Alla fine dell'anno espone alcuni paesaggi del Gabbro alla Promotrice fiorentina.

1892 - Continua a lavorare al Gabbro concentrandosi in particolare su soggetti femminili. Viene inoltre a contatto con le nuove formule del neoimpressionismo parigino introdotte a Firenze da Alfredo Muller. Vedendo alla Promotrice Il naufrago di Nomellini, dipinto secondo le nuove tecniche della scomposizione del colore, Lega e Signorini lo ammirano come un'autentica rivelazione.

1893 - Al disturbo agli occhi si aggiungono anche i primi sintomi del carcinoma allo stomaco che in due anni lo porterà alla morte. In autunno invia all'Esposizione Nazionale di Roma La casa di Don Giovanni Verità salvatore di Garibaldi.

1895 - Fa una serie di soggiorni sempre più lunghi a Firenze, ospite di Angiolo Tommasi a Villa San Giorgio in via Faentina, in estate è al Gabbro. Costretto a due ricoveri per il peggioramento del cancro allo stomaco, muore nell'ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio il 21 settembre. La salma viene seppellita nel Cimitero di Santo Stefano in Pane, a Rifredi.



Dal 1838 iniziò a studiare nel collegio degli Scolopi di Modigliana e, avendo mostrato una buona propensione al disegno, nel 1843 si trasferì a Firenze per iscriversi all'Accademia di Belle Arti, dove seguì i corsi di Benedetto Servolini, Tommaso Gazzarrini e Giuseppe Bezzuoli.

I fidanzati, 1869

Silvestro Lega
I fidanzati, 1869
Olio su tela - Dim: 35 x 79 cm
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci

Tra il 1845 e il 1846 frequentò la scuola accademica di nudo, studiando privatamente nella scuola di Luigi Mussini e di Franz Adolf von Stürler, allievo di Ingres, pittori puristi.
Nel 1848 fu volontario nella guerra contro l'Austria, insieme a Mussini, ad altri allievi dello studio e al fratello Carlo. Rientrato a Firenze alla fine del 1849, non soddisfatto dell'insegnamento del Mussini, nel 1850 passò nello studio di Antonio Miseri che lo incoraggiò a dipingere il suo primo quadro, l'Incredulità di San Tommaso (Ospedale Civile di Modigliana). Dopo aver esposto un dipinto, andato perduto, alla mostra annuale dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, nel 1852 Lega vinse il concorso triennale bandito dall'Accademia con la tela David che placa col suono dell'arpa le smanie di Saul travagliato dallo spirito malo.

Ritratto di Giulia Bandini (L'inglesina)

Silvestro Lega
Ritratto di Giulia Bandini (L'inglesina)
Olio su tela

La frequentazione del famoso ritrovo artistico del Caffè Michelangelo, dove, per il carattere timido e schivo, mantenne una posizione appartata, lo spinse ad abbandonare la pittura purista per avvicinarsi al realismo. Quando Lega si unì al gruppo dei pittori “di macchia” era già passato dal quadro storico di sapore accademico a una forma di purismo fondata su un disegno essenziale, distinguendosi dagli altri macchiaioli per una poetica di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di provincia. Il 30 gennaio del 1853 divenne socio dell'Accademia degli Incamminati di Modigliana. Tra il 1855 e il 1857 Lega tornò nel paese natale dove il 26 giugno 1857 ricevette la commissione dalla Pia Opera Modigliana di quattro lunette per la chiesa della Madonna del Cantone, La peste La carestia, Il terremoto e La guerra, ultimate del 1863.
Nel 1859 partecipò al concorso indetto da Bettino Ricasoli, ottenendo un premio minore con La battaglia di Varese. Lega eseguì molte tele di soggetto militare, tra cui Imboscata di bersaglieri italiani in Lombardia e Ritorno di bersaglieri italiani da una ricognizione, esposte entrambe nel 1861 alla Promotrice di Belle Arti e alla I Esposizione Nazionale Italiana alle Cascine fiorentine.
L'anno successivo iniziò la stagione più felice dell'artista: ospite della famiglia Batelli nella casa lungo il torrente Africo, si lega sentimentalmente alla figlia maggiore Virginia; inizia ricerche pittoriche en plein air e promuove, con Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani e Raffaello Sernesi, la nascita della scuola di Piagentina. Qui compone alcuni dei suoi quadri più noti, Il primo dolore e L'educazione al lavoro (Montecatini Terme, Collezione Dini), in cui la luce diviene la protagonista assoluta della scena. Nel 1864 dipinse La curiosità e successivi furono Il canto di uno stornello (1867), Una visita (1868), Un dopo pranzo o il pergolato (1868, Milano, Pinacoteca di Brera), esposto alla Promotrice di Firenze.
Dopo aver ottenuto notevole successo alla Promotrice genovese nel 1865, Lega espose La nonna, dipinto del 1862, all'Accademia di Belle Arti di Firenze, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante e della prossimità della scelta di Firenze come futura capitale italiana. L'artista non scelse però un tema celebrativo, bensì un soggetto intimo e domestico. All'Esposizione Nazionale di Parma del 1870 esibì Bambine che giocano alle signore, premiato con la medaglia d'argento. La perdita in quell'anno di Virginia Batelli gli provocò una crisi depressiva aggravata dal manifestarsi di una malattia agli occhi.
Nel 1873 dipinse Gli ultimi momenti di Giuseppe Mazzini; nel 1875 aprì, insieme con Borrani, una galleria d'arte che non ebbe fortuna e chiuse dopo circa due anni. Nel 1878 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi con Il cuoco e l'anno dopo con La lezione (Municipio di Peschiera del Garda) alla I Mostra internazionale Società Donatello. In difficoltà economiche, nei primi anni Ottanta Lega frequentò la famiglia Tommasi, come maestro dei figli a Bellariva e nella loro villa a Crespina. Dal 1886, grazie all'interessamento dell'allievo Angiolo Tommasi, conobbe la famiglia Bandini nella villa di Poggio Piano al Gabbro, nell'entroterra livornese; qui iniziò a dipingere paesaggi e figure locali con le Gabbrigiane, sperimentando la tecnica del pastello. Le sue ultime composizioni ebbero quasi sempre come soggetto ritratti e paesaggi dal colore sfatto.
Nel 1889 partecipò all'Esposizione Universale di Parigi e alla promotrice di Firenze.
Nel 1894 cercò invano di vendere allo Stato il dipinto Riposo di una gabbrigiana, oggi collezione privata. Al disturbo agli occhi, che lo rese quasi cieco, si aggiunse una grave malattia che lo portò alla morte l'anno seguente all'ospedale fiorentino di San Giovanni di Dio.



Silvestro Lega
Fernando Mazzocca
Along with Giovanni Fattori and Telemaco Signorini, Silvestro Lega indisputably was the protagonist of the ninenteeth-century artistic trend called the "Macchia" ("Stain, Blot"), which grouped artists of different origins who found the most suitable environment to experience a revolutionary style of reproducing the reality in Florence and in the Tuscan country.
Compared to Fattori and Signorini, as well as to the other Macchiaioli, Lega distinguished himself for his peculiar temperament and, above all, for his uncompromising loyalty to artistic and political ideas that characterized the group from very the start.
In his whole lifetime, he never came to terms with his conscience, even at the cost of serious economic difficulties and of a progressive margination.
These difficult and distressing choices, that testify his great moral strenght, are connected to the years of his education and to his motherland – the Romagna – which over the long season of the Risorgimento distinguished itself for his patriotic engagement and its involvement in the political action promoted by Mazzini.
A character such as Father Giovanni Verità, depicted by Lega in an astonishing portrait, was the symbol of this intense and heroic period of our Risorgimento. The religious, who had saved Garibaldi in 1849, became a reference point for the young Lega in that border city, Modigliana, which was a transit and meeting place for the patriots from the Arno area e for those coming from the other provinces of the Papal States", as observed by Diego Martelli, one of the most acute interpreter of the Macchiaoli and great friend of Lega.
Starting from Lega's early works, preserved in Modigliana, the exhibition, curated by Fernando Mazzocca and Giuliano Matteucci, aims at underlining, with appropriate comparisons, how the Risorgimento spirit lives in Lega's works and how he kept his own original spirit intact even in his following activity, entirely developed in Florence and in the Tuscan country, in uncontaminated places such as Piagentina and the Gabbro.
The exhibition (that figures about 80 works, 60 of them by Lega) intends to offer a well-selected and exhaustive overview of Lega's production, highlighting how the importance of the problems faced is always related to the intensity and the novelty of his pictorial research, which was uniqe and matchless in the map of the Macchiaioli as well as of the Italian XIX century art as a whole.
The masterpieces and the less seen – or unpublished – works on exhibition will testify the restless spirit of the artist, his constant strain in the research, which drove him to extremely different results in the following stages of his long career.
He always showed the originality of his personal and artistic choices, from the early works (still characterized by a culture in balance between Romanticism and Purism) to the maturity (when his capability of confronting himself with the great tradition of the Renaissance Tuscany - in particular, with Ghirlandaio and Piero della Francesca - became astonishing), and to his final stage (when he elaborated a kind of language close to the one of the French Impressionists, as to their results).


L'arte di Lega: un romanzo pittorico della vita moderna
Giuliano Matteucci
Nella pittura macchiaiola convivono essenzialmente tre anime: quella monumentale, virile e schietta di Fattori, l'altra borghese, eccentrica e raffinata di Signorini e, infine, la discreta, intima e poetica di Lega. Quest'ultima meglio delle altre riflette gli aspetti distintivi e caratterizzanti della grande tradizione dell'arte italiana, ovverosia il culto del disegno e il rispetto della forma.
Una peculiarità che, sia pure in modi sempre nuovi e diversi, del modiglianese connota l'intero percorso dalla stagione di Piagentina a Bellariva, sino al periodo della tarda maturità, cioè agli anni del Gabbro, quando arriva a restituire il senso di ciò che lo circonda in una sintesi tanto coraggiosa e ardita da rasentare, talvolta, l'astrazione.
Più che un traguardo è il modo originale con cui un artista, il quale prima di essere tale è un uomo sul cui temperamento peseranno sempre le esperienze di un'infanzia segnata da alterne vicende e di una giovinezza vissuta nella fede degl'ideali repubblicani, in una cittadina periferica come Modigliana, patria di don Giovanni Verità, l'eroico prete salvatore di Garibaldi, si rapporta alla società del proprio tempo attraverso un dialogo di timbro realista, in costante evoluzione.
Un dialogo che, oltre ad apparire nelle sue infinite sfaccettature e implicazioni psicologiche più diretto e meno frammentario rispetto a quello di Fattori e Signorini, si rivela tanto incisivo e penetrante da costituire una sorta di trasposizione pittorica di quel grande ritratto della condizione umana lasciatoci da Cechov. Se non che i personaggi leghiani si muovono in un'atmosfera tutt'altro che ostile e conflittuale con la vita, non dovendo così mai giungere ad un confronto diretto con la propria coscienza.
Specchio di questa grande serenità interiore sono opere quali L'elemosina, Il canto di uno stornello, Una visita, Un dopo pranzo, I fidanzati, per meglio dire l'intero ciclo scaturito dall'intimo rapporto di Lega con Virginia Batelli, nonché dalla cordiale frequentazione dell'entourage della villetta lungo l'Affrico dove la donna, come la protagonista di un "romanzo della vita domestica", calata però in una dimensione tutta toscana resa vaporosa dalle nebbie del primo mattino della campagna intorno a Firenze, vive appagata di un affetto che non è solamente quello familiare.
Una serenità che per Lega equivale a trasferire sulla tela il motivo nel più totale equilibrio e che neppure il profondo dolore causato dalla morte della compagna, avvenuta nel 1870, riuscirà a turbare.
Se è pur vero, infatti, che a quel punto con il mutare dello stato d'animo cambiano anche i registri espressivi e che egli, vagando come un "eterno viatore", rincorre invano un approdo reso sempre più lontano da un destino costantemente avverso, è altrettanto vero che proprio da una simile situazione la sua vena creativa trae la forza per rinnovarsi.
A rendere meno drammatico il suo viatico "Chi scrive - dichiara Diego Martelli - lo trovò un giorno così abbattuto di spirito, così stremato di forze, da tirargli fuori la confessione malinconica che stava pensando seriamente al suicidio" sarà di nuovo la generosa benevolenza di due nuclei familiari, quello fiorentino dei Cecchini e l'altro livornese dei Bandini. Attraverso una stretta consuetudine con il loro universo femminile egli offrirà della donna una nuova immagine di toccante e inquieta espressività che per vigore e carattere, insieme con il tardo naturalismo di Fattori e il personale impressionismo signoriniano, si porrà al vertice della grande epopea macchiaiola.