Biografie

Vittore Grubicy De Dragon

Sostenitore e interprete del Divisionismo in Italia, Grubicy è tra i "maestri della prima generazione" del Divisionismo (Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Plinio Nomellini). Gli studi più recenti, soprattutto dopo l'uscita del catalogo ragionato, le cui argomentazioni sono sorrette da una ricostruzione filologica accurata e capillare, hanno ulteriormente evidenziato l'apporto peculiare della pittura di Grubicy, anche in rapporto alle problematiche del simbolismo internazionale. In questa ottica l'opera dell'artista è stata spesso annoverata nell'ambito di grandi mostre, quale ad esempio la recente "Italie 1880-1910. Arte alla prova della modernità", curata da Gianna Piantoni presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (2000-2001).

Mattino o Mattino gioioso, 1897

Vittore Grubicy
Mattino o Mattino gioioso, 1897
Olio su tela, cm 75 x 56
Milano, Galleria d'Arte Moderna

Fiumelatte. Serie delle Sensazioni giojose o Alla fonte, 1891

Vittore Grubicy
Fiumelatte. Serie delle "Sensazioni giojose" o Alla fonte, 1891
Olio su tela, cm 31,5 x 24,8
Collezione privata

Appartenente a una famiglia aristocratica magiaro-lombarda aperta agli stimoli culturali del suo tempo, Vittore Grubicy, nato a Milano nel 1851, ebbe una formazione umanistica. Dal 1870 si dedicò al commercio di opere d'arte compiendo periodici soggiorni a Londra, Parigi e Anversa, visitando esposizioni di belle arti pubbliche e private. Parallelamente collaborava con la Galleria Pedro Nessi & C. di Milano, di cui nel 1876 divenne titolare insieme al fratello Alberto, intermediatore edile e finanziario.

Inizialmente i fratelli Grubicy erano rivolti alla valorizzazione di esponenti della Scapigliatura, come Tranquillo Cremona e Daniele Ranzoni, Eugenio Gignous, senza trascurare maestri dal mercato consolidato, come Mosè Bianchi e Giacomo Favretto. In seguito, promossero la divulgazione di artisti giovani e poco conosciuti, innanzitutto Giovanni Segantini ed Emilio Longoni, ma anche Angelo Morbelli e Achille Tominetti, stringendo con alcuni di loro veri e propri contratti e indirizzandoli anche nelle scelte tematiche e formali.

Vittore, intanto, continuava a viaggiare all'estero, soggiornando frequentemente tra il 1882 e il 1885 in Olanda, dove era in contatto con gli esponenti della cosiddetta scuola dell'Aja, come Isaac Israel, Hendrik Willem Mesdag e soprattutto Anton Mauve, che nel 1884 lo iniziò alla pittura.

Mare di nebbia - Notte lunare a Miazzina o Notte lunare, 1895

Vittore Grubicy
Mare di nebbia - Notte lunare a Miazzina o Notte lunare, 1895
Olio su tela, cm 38 x 58,5
Collezione privata

Fiumelatte. Serie delle Sensazioni giojose o Alla fonte, 1891

Vittore Grubicy
Il vecchio marinaio, 1885
Olio su cartone, cm 19,4 x 14,9
Collezione privata

Tornato in Italia, continuò a dipingere in autonomia, dapprima con un approccio dilettantesco, abbandonato progressivamente per una professionalità sempre più sicura, muovendosi nell'ambito di un paesaggismo lirico di lontana ascendenza naturalista. Nel 1889, in seguito a contrasti di carattere economico e familiare, Grubicy interruppe la collaborazione con il fratello, che restò il solo titolare della galleria; intensificò, da allora, la sua già impegnativa attività di pubblicista, scrivendo articoli e recensioni per "La Riforma", "La Cronaca d'Arte", "L'Idea Liberale". Nello stesso anno presentò per la prima volta la sua produzione pittorica a un'esposizione pubblica, prendendo parte alle rassegne della Società Permanente, della Famiglia Artistica fino al 1899 e alle Triennali di Brera; successivamente, non mancò mai alle Biennali veneziane.

Tra il 1891 e il 1898 trascorse i mesi invernali a Miazzina, in un isolamento operoso finalizzato alla realizzazione di un ciclo di opere di respiro panteista e definitivo intitolato "L'inverno in montagna", culminato nel polittico in otto tele ora alla Galleria d'Arte Moderna di Milano.

Dopo il 1898, colpito da una grave nevrosi, non realizzò nuovi dipinti, ad eccezione di alcuni ritratti post mortem sollecitati da amici quali Arturo Toscanini, dedicandosi invece alla reintrepretazione in chiave divisionista delle opere eseguite in precedenza, in un processo di rivisitazione emozionale di luoghi e momenti già vissuti.

Negli ultimi anni di vita fu una presenza incisiva sulla scena culturale milanese, incoraggiando e stimolando i giovani artisti, a cominciare da Benvenuto Benvenuti, che ne sarebbe divenuto l'erede e il prosecutore dell'opera.

Morì a Milano nel 1920.