Biografie

Antonello da Messina

La vicenda biografica di Antonello da Messina è stata oggetto, nel corso dei secoli, di ricostruzioni biografiche contraddittorie e talora piuttosto fantasiose. Molte le ragioni di una così complicata vicenda critica: a una complessiva scarsezza di materiale documentario, infatti, si affianca la singolare concentrazione cronologica dei dipinti rimasti. Se quasi nulla è pervenuto dei primi due decenni di attività del pittore, che possiamo ipotizzare al lavoro dal 1450, una gran mèsse di opere si concentra invece negli anni Settanta, e in particolare nell'ultimo lustro di vita dell'artista, contribuendo a sbilanciare l'approccio critico nei suoi confronti.

Crocifissione

Antonello da Messina
Crocifissione
Olio su tavola
Sibiu (Romania), Muzeul National Brukenthal, inv. 732
La Crocifissione conservata a Sibiu (Romania) è una delle opere giovanili di Antonello, realizzata probabilmente tra 1468 e 1470. Il dipinto presenta legami con l'arte fiamminga - un tempo era persino ritenuto opera di un artista tedesco del Trecento -, visibili nella scelta del punto di vista molto alto e nella costruzione del paesaggio roccioso: entrambi richiami alla pittura di Jan van Eyck e di Petrus Christus. Sullo sfondo compare una veduta simbolica di Messina - secondo il desiderio, diffuso all'epoca e probabilmente espresso dal committente, di vedere nella rappresentazione della propria città un'allusione a Gerusalemme -, di cui sono riprodotti il centro abitato e il porto, e in cui sono riconoscibili persino alcuni edifici come il monastero di San Salvatore (sulla destra) e la Rocca Guelfonia, mentre nella marina si scorgono (seppure posizionate con una certa "libertà" geografica) le isole Eolie


Ritratto d'uomo

Antonello da Messina
Ritratto d'uomo
Tempera grassa su tavola di noce - Dim: 27 x 20 cm
Pavia, Musei Civici di Pavia (inv. P30)
Il Ritratto d'uomo di Pavia è firmato da Antonello, secondo una consuetudine tipicamente fiamminga, sul parapetto che separa l'effigiato dallo spettatore; oltre a essere probabilmente la prima volta che questa pratica compare in un dipinto dell'artista, va notata come l'iscrizione sia direttamente incisa invece di essere apposta su di un cartellino applicato sul parapetto, secondo una modalità che rimanda alla pittura di van Eyck. La stretta vicinanza allo stile delle Fiandre ha fatto a volte vacillare, nonostante la firma, l'attribuzione ad Antonello, a causa anche del pessimo stato di conservazione dell'opera. La datazione del dipinto si basa essenzialmente su considerazioni relative all'abbigliamento del personaggio, molto particolare per il tipo di giubbone, dal collo simile ad un cappuccio, e per il cappello a tronco di cono, utilizzato dai fiamminghi, che rimandano alla moda degli anni Sessanta


San Girolamo penitente

Antonello da Messina
San Girolamo penitente
Tecnica mista su tavola di noce - Dim: 40.2 x 30.2 cm
Reggio Calabria, Museo della Magna Grecia (inv. 2080 c)
La piccola tavola di Reggio Calabria è considerata una delle prime opere di Antonello, e va associata a quella con la Visita dei tre angeli ad Abramo. Come molte altre tavolette nate per la devozione privata, anche questa è andata incontro a una certa consunzione - in particolare nella zona del petto del santo - che ne deteriora lo stato di conservazione e che ha anche fatto sì che l'attribuzione ad Antonello non abbia sempre riscosso unanime consenso. Nel dipinto si può osservare una commistione di elementi fiamminghi e italiani. Se la scelta di raffigurare il santo come penitente è tipicamente italiana - la pittura nordica lo preferiva nelle veste di intellettuale nel suo studio - lo scabro paesaggio roccioso rimanda invece ad esempi della pittura delle Fiandre quale quella di Petrus Christus o Jan van Eyck


Madonna con il Bambino (Madonna Salting)


Antonello da Messina
Madonna con il Bambino (Madonna Salting)
Olio su tavola - Dim: 43.2 x 34.3 cm
London, National Gallery, inv. NG 7618
La bellissima Madonna Salting (così chiamata dal nome del collezionista che nel 1910 la donò alla National Gallery) è un dipinto di grande fascino e dai complessi richiami culturali, tanto da essere stato identificato alternativamente come opera di scuola fiamminga, spagnola o addirittura russa. In realtà è uno dei pezzi più precoci di Antonello - risalendo probabilmente alla fine degli anni Cinquanta del Quattrocento -, di cui colpiscono l'incredibile trattazione delle smaltate superfici e la lucida profusione di ricchi ornamenti, come la corona della Madonna e le sue ricche vesti di manifattura veneziana. Un fascino accresciuto dall'astratta perfezione del viso della Vergine, concepito con la sublime politura tipica della pittura provenzale


Il percorso artistico di Antonello, nato plausibilmente attorno al 1431, prende avvio nel vivace clima culturale della corte aragonese di Napoli, allora una delle culle della civiltà del Mediterraneo e città ove operava il pittore Colantonio, nella cui bottega il messinese avrà appreso i primi rudimenti dell'arte, attento ai molteplici stimoli offerti da un ambiente in cui si trovavano opere catalane e provenzali, oltre che capolavori nordici come, ad esempio, lo straordinario Trittico Lomellini di Jan Van Eyck.
L'esordio di Antonello è segnato da testi quali la Madonna Salting o l'enigmatico Ritratto d'uomo di Cefalù cui seguono, solo per citare gli esempi più significativi, negli anni 1473-1474 e con esiti giàcompiutamente maturi, l'Annunciazione di Siracusa, dall'articolata impaginazione spaziale gestita con completa padronanza degli effetti luministici, e il Polittico di San Gregorio, commissionato per la chiesa del convento di monache benedettine di Santa Maria extra moenia, rivoluzionario nella resa psicologica dei personaggi che lo popolano.
Ma è il soggiorno veneziano, datato 1475-1476, a segnare un definitivo punto di non-ritorno per la carriera artistica del siciliano e per la storia dell'arte italiana del Quattrocento. E' l'incontro tra l'arte di Antonello e l'ambiente figurativo veneziano, rappresentato in primis da Giovanni Bellini, a creare le premesse di capolavori assoluti con ritratti quali il cosiddetto Condottiero del Louvre o i ritratti virili conservati alla National Gallery di Londra e alla Galleria Borghese di Roma, ove le caratteristiche tipicamente fiamminghe della posa di tre quarti, il diaframma del parapetto a segnare la separazione tra effigiato e spettatore, il trompe-l'oeil del cartellino, il fondo scuro, si coniugano a una resa del dato psicologico inedita e rivoluzionaria per acutezza di penetrazione.

Immediatamente riconosciuto nella sue capacità dalla città lagunare, Antonello ricevette commissioni di prestigio: tra tutte quella per la Pala di San Cassiano, realizzata nel 1476 per il patrizio Pietro Bon, opera da subito celeberrima per la fastosa profusione di dettagli preziosi e realizzata in diretto colloquio con le coeve opere belliniane.

Il soggiorno veneziano, breve ma ritmato da un'incalzante serie di stupefacenti capolavori, vede lo sviluppo del tema dell'Ecce Homo, opere di fortissima intensità emotiva a commuovere lo spettatore con particolari di realismo sofferto umanizzando il tormento del Cristo; la tavoletta con San Girolamo nello studio, dallo sbalorditivo impianto spaziale e inedita ambientazione, uno studiolo rinascimentale nella navata semibuia di una chiesa; le tavolette votive delle Crocifissioni di Anversa e di Londra. In un crescendo di novità formali e di coinvolgimento dello spettatore a livelli prima mai ipotizzati, si giunge infine all'Annunciata di Palermo ove una fanciulla, chiusa nel proprio manto, ieratica e consapevole del ruolo nella storia dell'umanità, congela il tempo nel gesto sospeso della mano e presupponendo in chi guarda il ruolo dell'angelo annunciante. Al 1476 risalgono il Salvator Mundi di Londra, prossimo all'Annunciata per virtuosismo spaziale nella resa delle mani, e il cosiddetto Ritratto Trivulzio di Torino, altissimo risultato nella caratterizzazione dei ritratti antonelliani, catturando lo spettatore con uno sguardo ipnotico di maliziosa sfida.

A chiudere il percorso artistico del pittore siciliano sono infine due eccezionali opere: il San Sebastiano di Dresda, commissionato in occasione di un'epidemia di peste, prova suprema di maestria prospettica nella resa del paesaggio urbano di Venezia, e la Pietà del Prado, probabilmente realizzata una volta tornato in patria, come suggerisce lo sfondo, in cui si scorgono edifici realmente esistenti a Messina.
Il 14 febbraio del 1479 Antonello fa testamento; due mesi dopo egli risulta defunto, ponendo così termine a una carriera artistica di straordinaria rilevanza, entro cui si condensarono con inedita coerenza e intensità, come raggi solari sotto l'effetto di una lente convergente, le diverse matrici culturali che si intrecciavano nel Mediterraneo in quell'epoca di splendore che fu il XV secolo.

La vita di Antonello da Messina
Antonello nasce intorno al 1430 a Messina. Suo padre, Giovanni d'Antonio, è maestro del marmo, della pietra, del legno.
Il giovane Antonello va a Napoli, a bottega dal maestro Colantonio, per imparare l'arte della pittura.
Nel 1457 è a Messina, già sposato con Giovanna Cumminella; ha una sua bottega e sta dipingendo un gonfalone.
Nel 1460 lo troviamo ad Amantea, in Calabria, al ritorno da un viaggio. Sappiamo che il padre ha inviato una nave, con sei uomini a bordo, per andare a prendere Antonello con moglie, figli, fratello e sorella, suocero e servitù. Ma non sappiamo da dove sta tornando.
Nel 1461 nella sua bottega entra come apprendista il fratello Giordano e nel 1464 Antonello compra una casa a Messina. è già honorabilis magister, maestro onorevole nella pittura.
Di Antonello si perdono le tracce dal 1465 al 1471: anni nei quali gli studiosi hanno fantasticato, pensandolo ora in viaggio a Roma, ora nelle Fiandre, ora in Provenza. Nel 1473 dipinge il Polittico di San Gregorio per il monastero di Santa Maria a Messina; nel 1474 l'Annunciazione di Siracusa. Realizza ritratti, Madonne, Annunciate; la sua pittura è sempre più piena e luminosa.

Poi il viaggio a Venezia, chiamato dal nobile Pietro Bon e ben accolto dai collezionisti veneziani. Un viaggio probabilmente via mare, con tappe a Pesaro e Rimini. Antonello è per due anni a Venezia, dove realizzerà le due Pale d'altare per le chiese di San Cassiano e San Giuliano, oltre a dipingere numerosi ritratti. In questo periodo viene chiamato dal Duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, che lo vuole pittore alla sua corte. Resterà a Milano solo per poco tempo.
Nel 1476 è di nuovo a Messina, per la dote della figlia Caterinella.
Il 14 febbraio 1479, a letto malato, fa testamento. Muore nello stesso mese.
Erede universale è il figlio Jacobello, artista che certamente ha già preso parte all'esecuzione di alcune opere paterne. Come tutti i seguaci di Antonello, Jacobello non farà che ripetere le innovazioni introdotte dal padre. Impacciato e timoroso nei confronti di una così impegnativa eredità nella Madonna con il Bambino si firma: figlio del pittore non umano, cioè divino.

1430-1431
Nasce a Messina, da Giovanni de Antonio mazonus, e da Garita (probabilmente Margherita) Antonio, più noto come Antonello da Messina. La data di nascita si desume, con qualche elasticità, dall'affermazione di Vasari (1550, 1568) che Antonello morì a 49 anni; la data di morte, nel febbrio 1479, è documentata.

Circa 1450
Attorno a questa data si dovrebbe collocare l'apprendistato di Antonello a Napoli, presso il miglior pittore della città, Colantonio.

1457
Antonello, già pittore affermato, si impegna a dipingere un gonfalone per la confraternita di San Michele dei Gerbini a Reggio Calabria, a imitazione di quello già eseguito per la confraternita di San Michele a Messina. Entrambe le opere sono perdute. è già sposato, e probabilmente è già divenuto padre di Jacobello, il figlio che alla sua morte prenderà le redini della bottega. Da un anno ha un apprendista, il calabrese Paolo di Ciacio, che viene condannato a rifondere l'artista non avendo rispettato i termini contrattuali del suo servizio.

1460
Il padre Giovanni noleggia un brigantino che vada a riprendere Antonello e la sua famiglia, i servi e le masserizie ad Amantea, in Calabria. Ciò fa presumere che egli tornasse o da un periodo di lavoro in Calabria, o da un viaggio più lungo; è stato proposto, ma senza nessun appoggio documentario, che l'artista fosse stato a Roma nel 1459, incontrandovi Piero della Francesca.

1461
Il fratello minore Giordano, legalmente assistito dal padre Giovanni, stipula con Antonello un contratto triennale per l'apprendimento della professione pittorica. Come d'uso, si impegna a non sposarsi in quel periodo.
Antonello dipinge per il nobile Messinese Giovanni Mirulla una immagine di Madonna col bambino, perduta.

1462
Per la confraternita di Sant'Elia dei disciplinanti di Messina Antonello deve dipingere un gonfalone, perduto, simile a quelli, già fatti, per le confraternite di Santa Maria della Carità e di San Michele, entrambi perduti.

1463
Deve dipingere per la confraternita di San Nicolò della Montagna a Messina una pala d'altare con storie di San Nicola. Vista da Cavalcaselle nel 1871, è andata distrutta col terremoto del 1908.

1464
Antonello compra la casa, in contrada dei Sicopanti a Messina, che rimarrà di sua proprietà per il resto della vita.

1465
Antonello e il suo vicino Giovanni di Bonfiglio addivengono ad un compromesso per la divisione del fabbricato posto in mezzo alle loro abitazioni, ed aggiudicato ad entrambi dalla Curia Vescovile di Messina.
Secondo alcuni studiosi, questa sarebbe la data leggibile sul cartellino del Cristo benedicente di Londra; in questa sede si privilegia la lettura 1475. Dopo questo momento vi è una lunga lacuna nella documentazione, fino al 1472; ciò non significa automaticamente che Antonello fosse lontano da Messina, o in un viaggio d'istruzione in Italia o in altri luoghi d'Europa. Attono a questa data dovrebbe stare la tavoletta a due facce della Galleria Regionale di Messina.

1470
La data era leggibile un tempo sull'Ecce Homo del Metropolitan Museum di New York. Prima di questo devono necessariamente trovar posto la tavola a due facce di collezione privata a New York, l'Ecce Homo Spinola a Genova, la Crocifissione di Sibiu, la Madonna Salting di Londra e i Ritratti di Pavia e di Cefalù.

1472
Antonello esegue un gonfalone, perduto, per la confraternita dello Spirito Santo di Noto; lo garantisce per sei anni, e si impegna a restaurarlo gratuitamente nel caso si fosse deteriorato. Ciò significa, in filigrana, il primo, cosciente utilizzo della tecnica a olio per opere pubbliche. Sono garanti del contratto i due intagliatori Antonio e Antonio Luca de Resaliba, legati ad Antonello da vincoli di parentela. Assume anche l'incarico di eseguire una grande ancona per la chiesa di San Giacomo di Caltagirone, perduta; ciò si desume da un documento dell'anno successivo.

1473
Antonello esegue, su probabile commissione di suor Frabia Cirino, il polittico, firmato e datato, per le suore di Santa Maria extra Moenia di Messina; tuttora esistente, si trova al Museo Regionale della città. Circa un mese prima, si era impegnato a fare un gonfalone per la confraternita della Trinità, di Randazzo. Riceve una seconda rata di pagamento per il polittico di Caltagirone, e per quello di Messina. Stabilisce la dote della figlia Caterinella, che va sposa; dipinge alcuni vessilli, perduti, per un certo Pietro milite, a Messina. Potrebbe essere stata datata 1473 la Crocifissione della National Gallery di Lobdra.

1474
Portava un tempo questa data, oggi segata via, il Ritratto di giovane oggi nella collezione Johnson al Museo di Philadelphia; la stessa era indicata nell'Ecce Homo della collezione Ostrowsky, scomparso durante la Seconda Guerra Mondiale. In agosto, Antonello s'impegna a dipingere per Giuliano Maniuni l'Annunciazione per Palazzolo Acreide, oggi al Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa, entro la prossima metà di novembre. A metà settembre, i genitori donano tutti i loro beni al figlio minore Giordano, riservandosene l'usufrutto; è probabile che il gesto sia volto a garantirsi il futuro, nell'evenienza di un viaggio di Antonello nel continente. è in effetti datato 1474 un Ritratto di giovane uomo, vestito alla veneziana, del Museo di Berlino; esso è straordinariamente indicativo del fatto che l'artista sia andato a Venezia, ma occorre ricordare che, iniziando l'anno ab incharnatione domini (cioè dal 25 marzo), la data 1474 copre praticamente anche i primi tre mesi di quello che oggi considereremmo l'anno 1475.

1475
Ad agosto, Antonello inizia a lavorare alla pala di San Cassiano, commissionatagli dal patrizio Pietro Bon a Venezia, sopravvissuta frammentaria al Museo di Vienna; ciò si desume da una lettera del 1476 dello stesso Bon al duca Galeazzo Maria Sforza di Milano Portavano la data 1475 i due perduti ritratti di Alvise Pasqualino e di Michele Vianello, visti da Marcantonio Michiel a Venezia, nel 1532, in casa di Antonio Pasqualino. Sono parimenti datati 1475 il cosiddetto Condottiero del Louvre, l'Ecce Homo della Galleria Alberoni di Piacenza, e la Crocifissione di Anversa. Riteniamo si debba leggere 1475 anche la data sul Cristo benedicente di Londra. La ragione del contendere sta nella diversità fra la data allusa da un latino zoppicante, e quella del computo delle indizioni, che danno come possibili alternative il 1460 o il 1475.

1476
Dovendo rimpiazzare il pittore di corte Zanetto Bugatto, recentemente defunto, il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza fa ogni sforzo per accaparrarsi Antonello. Questi arriva brevemente a Milano, latore di una lettera di Pietro Bon, in cui si chiede che prima finisca la pala di San Cassiano, per la quale mancano circa venti giorni lavorativi. L'opera è altamente lodata, come una delle meraviglie d'Italia, già concluse e al loro posto, da Matteo Colacio. Porta la data 1476 anche il Ritratto Trivulzio del Museo Civico di Torino. Verso fine anno Antonello è di ritorno a Messina, dove paga la seconda rata della dote della figlia Caterinella. Aveva probabilmente lasciato a Venezia, nelle mani di qualche suo aiutante, una bottega avviata a Venezia, capace di dragare commissioni in sede locale, e girargliele a Messina.

1477
è un anno che sembra segnare il ritorno di un più acceso patetismo alla fiamminga nell'arte di Antonello, visibile in capolavori come il Cristo alla colonna del Louvre o la Pietà del Prado. In associazione col cognato Giovanni de Saliba, Antonello si impegna a dipingere il gonfalone dell'Annunciata di Ficarra; i giurati di Catania provvedono al pagamento per non meglio precisati lavori fatti nel Duomo della città.

1478
Porta questa data il Ritratto di giovane del Museo di Berlino. In estate, l'appena costituita confraternita di San Rocco a Venezia gli commissiona un trittico da porre sul loro altare nella chiesa di San Giuliano. Antonello sarà a tempo di dipingere solo il San Sebastiano, oggi a Dresda; il perduto San Cristoforo, dall'altra parte, aveva la firma del figlio Jacobello, o “Pino da Messina”. In novembre, Antonello si impegna a dipingere una bandiera di zendado rosso per Ruggero di Luca da Randazzo.

1479
Gravemente infermo, Antonello fa testamento il 14 febbraio; il 25 febbraio è già morto, e il figlio Jacobello subentra per completare la bandiera di Ruggero di Luca da Randazzo. In marzo, consegna alla chiesa di Santa Maria della Carità di Catania alcune opere che il padre non era riuscito a completare, e assume un apprendista. In giugno raggiunge con la madre, che nel frattempo si è risposata, un accordo per la divisione dei beni lasciati dal padre; e a settembre s'impegna col frate Nicolò Franzi a dipingergli e intagliargli un quadro.

1480
Jacobello data, firmandosi “filius non humani pictoris”, la Madonna col bambino dell'Accademia Carrara a Bergamo. Il cugino Antonello de Saliba entra nella sua bottega come apprendista; a marzo s'impegna a concludere il gonfalone di San Michele dei disciplinanti di Catania, lasciato incompiuto da Antonello. Dopo questa data sparisce dai documenti messinesi; è assai probabile che si sia trasferito a Venezia, a curare la bottega aperta anni prima da Antonello.

1488
Secondo il testamento della nonna Garita, letto da La Corte Cailler nel 1903, ma mai più ritrovato, Jacobello dovrebbe essere già morto, in quanto, andatosene da molto tempo, non aveva più fatto avere notizie di sé.

1497
Questa data risulta sulla Madonna col bambino del Castello Ursino di Catania, di Antonello de Saliba. Nello stesso anno, un documento dimostra presente a Messina anche il fratello Pietro de Saliba. Questa coincidenza di date e di luoghi (Pietro è poi documentato, tre anni dopo, in Liguria), fa pensare che attorno al 1496 fosse andata definitivamente chiusa, a Venezia, la bottega che era stata di Antonello, e poi di suo figlio.