Biografie

Amico Aspertini
(Bologna, 1474 - 1552)

Particolare da: Amico Aspertini, Madonna col bambino e i Santi Giorgio, Giuseppe, Giovanni Evangelista e Sebastiano - Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi

Uomo capriccioso e di bizzarro cervello, come lo definisce Giorgio Vasari, Aspertini è una delle figure più amate dalla critica d'Arte (Longhi, Arcangeli) e dal pubblico che rimane sempre affascinato di fronte alle sue bizzarrie, alle sue figure fortemente espressive, ai suoi paesaggi fra naturalismo e classicismo e al forte carattere onirico e materico della sua opera.
Grande disegnatore ambidestro, era infatti capace di dipingere utilizzando entrambe le mani simultaneamente. In pittura era il più ricercato nella Bologna della prima metà del Cinquecento, tanto da intrecciare rapporti con le famiglie più illustri della città che gli commissionarono opere importanti destinate a essere considerate le più ‘moderne' del tempo. Pittore, scultore, frescante e disegnatore, Aspertini si mostra come intellettuale profondamente aggiornato sia sulla cultura figurativa nordica sia sul mondo antico, che ebbe modo di visionare di persona durante diversi soggiorni a Roma e che interpreterà in modo personalissimo.
Roma, Firenze, Venezia: Aspertini fu grande viaggiatore per motivi artistici, per indole e anche per motivi contingenti (quando, cacciata da Bologna la famiglia che lo proteggeva, i Bentivoglio, si trasferì a Lucca dove affrescò la cappella di Sant'Agostino nella chiesa di San Frediano). Durante i suoi viaggi riproduceva ogni cosa che lo colpiva su alcuni taccuini di disegni, le così dette vacchette: vi si trovano opere di altri artisti, architetture, luoghi e persone. Le vacchette sono una vera miniera storico-artistica, ricercate già allora da pittori e studiosi (il Guercino ne possedeva una) come inestimabile fonte creativa.
Molte delle opere di Amico Aspertini sono andate perdute, e soprattutto gran parte delle decorazioni che ornavano i palazzi signorili bolognesi all'esterno da lui completamente affrescati. Molto significativo doveva essere anche il suo intervento nella decorazione dell'arco trionfale allestito di fronte al Palazzo Pubblico in occasione dell'incoronazione dell'imperatore Carlo V, avvenuta a Bologna nel 1529. Ma anche di quest'opera, ricordata da tutte le fonti bolognesi, fra cui C.C. Malvasia nella Felsina Pittrice del 1678, non resta traccia.


Formazione e viaggi
La formazione artistica di Amico Aspertini maturò verosimilmente all'interno della bottega paterna. L'umore inquieto e l'instancabile curiosità intellettuale, lo allontanarono presto da Bologna, segnando il suo passo alla volta della Toscana, di Firenze e di quell'universo di stimoli artistici e culturali che contribuirono alla nascita del suo genio. Il primo soggiorno romano dell'artista è databile intorno al 1496: questa esperienza lo portò a contatto con i cantieri romani di Pintoricchio e di Filippino Lippi, e accese in lui gli interessi antiquari che lo accompagnarono per tutta la sua carriera.
I nuovi influssi artistici andarono così ad arricchire il suo eclettismo ricco della cultura bolognese (Francia, Costa), da cui aveva assimilato anche l'interesse verso la pittura fiamminga, rintracciabile a livello iconografico nelle sue opere di tutto il primo decennio del Cinquecento. Filippino, Pintoricchio, la cultura antiquario-decorativa e la pittura fiamminga diventano quindi i principali punti di riferimento nel suo spostarsi fra Bologna e le città dell'Italia centrale.
I taccuini di disegni, le celeberrime vacchette, giunti fino a noi (Parma, Biblioteca Palatina; Wolfegg, coll. Waldburg Wolfegg; Londra, British Museum) e i numerosi disegni sciolti documentano al meglio la quantità e varietà di stimoli culturali raccolti nei viaggi compiuti da Aspertini: a Venezia, a Firenze, nelle Marche, a Roma, dove con tutta probabilità si è recato tre volte. Sono inoltre preziosa testimonianza, in molti casi, di opere ricordate dalle fonti, ma ora perdute, come gli affreschi che ornavano le facciate delle case patrizie bolognesi. Il più importante esempio superstite di queste decorazioni di carattere profano sono gli affreschi che ornano tre stanze nella Rocca Isolani di Minerbio, databili intorno al 1538-40.


Aspertini nella Bologna del suo tempo
Dal 1503 Aspertini è nuovamente documentato nella sua città natale, come testimonia un documento riguardante la nascita del primo figlio, avuto dalla moglie Alessandra Truffini. La fase bolognese dell'artista è caratterizzata da intensi rapporti di amicizia tanto con i membri delle famiglie politicamente importanti, dedite al collezionismo e all'antichità, quanto con gli intellettuali dello Studio (come veniva definita l'Università di Bologna) che accolsero il suo atteggiamento "bizzarro, eccentrico, polemico". A questa fase appartiene probabilmente una delle sue opere più significative: la Pala del Tirocinio (Pinacoteca di Bologna). Tra 1505 e 1506 Amico Aspertini ebbe l'incarico da Giovanni II Bentivoglio di decorare le pareti dell'Oratorio di Santa Cecilia, presso San Giacomo, in concorrenza con Francesco Francia e Lorenzo Costa. All'interno della chiesa la tradizione e la critica concordemente gli assegnano gli episodi con la Decollazione e il Seppellimento dei SS. Tiburzio e Valeriano. Nel 1506, quando le truppe di Giulio II cacciarono i Bentivoglio da Bologna, anche Aspertini si allontanò dalla città, toccando mete come Venezia e Lucca, qui in particolare decorò la cappella di Sant'Agostino, nella Chiesa di San Frediano, e nel 1508 chiese e ottenne la cittadinanza. Dal secondo decennio del ‘500 in poi Amico Aspertini restò protagonista della scena artistica bolognese, contrapponendo il suo estro e la sua eccentricità al classicismo che dominava in città a seguito della conquista da parte della Chiesa di Roma. A dimostrazione dell'autorità che la collettività cittadina riconosceva all'artista va ricordata la carica di Massaro delle Quattro Arti che Aspertini ricoprì negli anni 1514, 1520, 1532, 1541 e 1550.
Intorno al 1515, esegue la Madonna col Bambino e Santi della chiesa di San Martino. Nel 1514 è documentata la sua attività per il convento di San Michele in Bosco: firma e data l'affresco, ora perduto, del Giudizio Universale nella biblioteca del convento e s'impegna a fornire i disegni per le tarsie del coro della chiesa.
Nel 1529 lavora all'apparato per l'ingresso a Bologna di Clemente VII e Carlo V in collaborazione con Alfonso Lombardi, costruendo e decorando con scene dipinte l'arco trionfale all'ingresso del Palazzo Pubblico.


Il cantiere di San Petronio
Impegnato nel cantiere di San Petronio dal 1510, Aspertini realizza diverse opere tra cui un profeta per la porta centrale della chiesa; nel 1514 fornisce i disegni per due vetrate con le figure di San Petronio e Sant'Ambrogio; nel 1519 data la Pietà e Santi dipinta per Agostino Marsili (quinta cappella a destra); nel 1524 gli vengono commissionati due rilievi per la porta minore di sinistra della facciata e il disegno per un orologio, e nel 1526 riceve i pagamenti per un solo rilievo, sicuramente il Seppellimento della moglie di Giacobbe e per altre sculture delle porte piccole. Nello stesso anno riceve la commissione per una figura marmorea con Cristo sorretto da Nicodemo da porre nella lunetta del portale minore a destra. E' poi del 1531 l'impegno a dipingere le portelle dell'organo. Negli anni in cui lavora alle sculture di San Petronio, l'Aspertini esegue, insieme ai più quotati pittori operanti a Bologna, la decorazione, ora perduta, della cappella della Pace in San Petronio, dipingendo una Resurrezione di Cristo.


Arte e vita quotidiana nell'estro di Amico Aspertini
Lunga e complessa la vita dell'Aspertini, le cui vicende biografiche si intrecciano e per certi versi connotano inevitabilmente la sua estetica. I numerosi viaggi fra le città più importanti dal punto di vista culturale in quegli anni (Venezia, Firenze, Lucca, Mantova e soprattutto Roma dove sembra essersi recato tre volte) hanno arricchito la sua cultura e lo hanno reso un artista aggiornatissimo e di grande successo. Una malattia occorsagli qualche tempo prima del 1536 ha causato una pausa nella sua inesauribile attività: ripresosi ben presto, non perde in brillantezza e forza creativa e anche nella attività tarda ha lasciato preziosi capolavori.
Dopo la perdita della prima moglie e dei figli Galeazzo e Annibale tra il 1527 e il 1530, Amico Aspertini sposa, nel 1530, in seconde nozze Smeralda degli Abati che gli diede altri quattro figli.
L'artista muore il 19 novembre 1552 e viene sepolto nella chiesa carmelitana di San Martino.