Architettura

L’intuizione di Margarethe Schütte-Lihotzsky
di Filippo Palladino

Margarethe Schütte-Lihotzsky

Con la morte di Grete Schütte-Lihotzsky scompare, il 18 gennaio, l’architetto che, nel 1925, progettò la "Cucina di Francoforte" per le Siedlungen di Ernst May. Questo progetto diventa subito una delle esperienze più significative nell’ambito del Funzionalismo, in quanto esso rappresentò il risultato pratico di una serie di ricerche su nuove soluzioni progettuali fatte dall’architetto viennese nell’ambito dello studio delle abitazioni per l’Existenzminimum.

La cucina di Francoforte

Nella progettazione di questo nuovo modello di cucina, difatti, Grete Schütte-Lihotzsky riesce a catalizzare i punti cardine delle teorie e delle ricerche europee sull’alloggio minimo: la razionalizzazione degli spazi secondo i principii dell’economia domestica, la continuità dei piani d’appoggio dei mobili, che dovevano avere la stessa altezza da terra, la loro distribuzione in pianta secondo uno schema ad "U", in modo tale che il fruitore degli spazi avesse tutti gli strumenti della cucina a portata di mano, la disposizione del tavolo vicino al davanzale della finestra per ottenere la migliore illuminazione della zona di lavoro della massaia. La modularità della componentistica d’arredo unificava il tutto, rendendo estremamente semplici ed immediati tutti i movimenti ed i percorsi compiuti da chi lavora in cucina. I dettagli ed i materiali utilizzati per realizzare ogni singolo pezzo degli arredi della cucina erano studiati per assolvere ad una precisa funzione: il cassetto per la farina in legno di quercia per tenere lontano i vermi; il colore della cucina, inizialmente sul verde, fu più tardi modificato sul blu, quando si scoprì che "le mosche evitano il blu"; i pensili e gli armadi erano tutti allineati e ad incasso per evitare l’accumulo di polvere; i pavimenti erano in mattonelle e le pareti in piastrelle; la lampada era agganciata al soffitto mediante un binario che permetteva di illuminare ogni angolo della cucina in modo puntuale e là dove ve ne era maggiore necessità.

La cucina progettata dall’architetto viennese suscitò subito enorme successo. Dopo l’installazione nelle case di quartiere di Ernst May, fu realizzata in serie con una produzione annua dalle 4.000 alle 5.000 unità e con una riduzione sempre maggiore del prezzo che passò da 400 a 280 marchi.

Dopo questa grande affermazione e nonostante le molte traversie affrontate nella sua tenace esistenza, in seguito agli eventi bellici dell’epoca, l’opera di Grete Schütte-Lihotzsky fu apprezzata definitivamente ed in maniera piena a partire dagli anni Settanta fino ai nostri giorni.

Con il progetto della cucina francofortese, l’architetto scomparso ha il grande merito di avere intuito il nuovo concetto di focolare domestico, fatto ancora di raccoglimento, di meditazione e di radicamento, ma proiettato ed adattato verso un nuovo tipo di società, fatta di praticità, velocità e funzionalità.