Architettura

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Riapre la National Gallery of Victoria (Melbourne - Australia), firmata da Mario Bellini

4 dicembre 2003

La più grande galleria d’arte dell’emisfero australe è opera di un architetto italiano, Mario Bellini, milanese, celebre architetto e designer, che il 4 dicembre a Melbourne inaugurerà la National Gallery of Victoria. Un gioiello con una superficie di 35.000 mq, tra spazi espositivi e d’intrattenimento, costato 168 milioni di AUD e sette anni di lavoro necessari per ideare il "contenitore" e reinterpretare il "contenuto".

Mario Bellini Associati

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Il museo è stato ampliato e interamente ridisegnato non solo nella struttura architettonica, ma anche nel suo allestimento e ordinamento interno. Si tratta di un intervento gigantesco iniziato nel 1996 al termine di un concorso internazionale a inviti vinto appunto da Mario Bellini che ha battuto la concorrenza dei massimi esponenti dell’architettura mondiale, da Arata Isozaki, D.C.M..- Gae Aulenti a Pei Cobb Freed.

Mario Bellini Associati

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"Dopo sette lunghi anni di studi e progetti, discussioni e lavori - commenta Mario Bellini - L’idea vincente è stata quella di riconsegnare ai cittadini e alla città di Melbourne questo grande monumento rigorosamente intatto nella sua valenza di simbolo urbano e - allo stesso tempo - radicalmente ripensato e trasformato nella sua totalità di organismo museale espositivo.

A cominciare dall’entrata, l’accoglienza, la dotazione di servizi, la circolazione, la sequenza dei temi espositivi, la reinvenzione e il raddoppio degli spazi fino alla suggestiva occupazione delle tre grandi corti centrali, l’atmosfera generale, la segnaletica, i materiali, i colori, l’illuminazione, le magiche teche e vetrine … Nulla più ricorderà la vecchia, polverosa istituzione cittadina, tutto parlerà un linguaggio nuovo, capace di coinvolgere i bisogni e la sensibilità dei frequentatori di musei e gallerie di oggi, sempre più numerosi ed esigenti".

Mario Bellini Associati

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Mario Bellini Associati

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La National Gallery of Victoria come simbolo del "made in Italy" in un continente agli antipodi? Il progetto dello studio Mario Bellini Associati ha e avrà il merito di avvicinare Milano a Melbourne, l’Italia all’Australia, attraverso l’arte e la cultura.
A partire da dicembre il museo, opera d’arte esso stesso, potrà esporre nuovamente opere di grandi artisti tra i quali non mancano anche capolavori italiani. Primo fra tutti il Banchetto di Cleopatra di Tiepolo, dipinto tra i più preziosi e invidiati alla NGV.
L’intervento comprende 30 sale espositive dedicate alle collezioni permanenti, che espongono opere d’arte internazionale a partire dall’arte Egiziana e Greco Romana, dalla Arte Asiatica fino all’ arte contemporanea, inclusa una ricchissima collezione di arti decorative, oltre che una importante raccolta di disegni e incisioni. Tre grandi spazi espositivi sono dedicati alle mostre temporanee. Sono stati inoltre realizzati un nuovo foyer e un grande Orientation Space, sale per performance e conferenze per un totale di 500 persone, un Coffee Shop in grado di accogliere 250 visitatori, un ampio Book Shop, Education Department e Study Areas.
Un'istituzione dimensionata e pensata per un afflusso di molte migliaia di visitatori all’anno.
Il percorso per l’esposizione del prezioso patrimonio artistico della NGV - un insieme di sequenze in cui ogni sezione si differenzia per colori e dimensioni -, così come i circa 380 contenitori e vetrine espositivi che si susseguono nelle diverse sale, sono stati ideati dallo stesso Bellini secondo il suo criterio estetico e museografico.

Mario Bellini Associati

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Mario Bellini lega la sua fama internazionale ad opere quali l’ ampliamento della Fiera di Milano, il progetto per il nuovo grande Centro Culturale della città di Torino, il Centro Espositivo e Congressi di Villa Erba a Cernobbio sul Lago di Como, il Tokyo Design Center in Giappone, Natuzzi Headquarters negli Stati Uniti oltre che ad allestimenti di mostre memorabili come "Il Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo: La rappresentazione dell’architettura" per Palazzo Grassi a Venezia e "Il Trionfo del Barocco" nella Palazzina di caccia di Stupinigi (Torino).

Inoltre, per celebrare la riapertura della NGV, la Galleria presenterà dal 4 dicembre 2003 al 22 febbraio 2004 una mostra monografica, dal forte carattere evocativo, dedicata alle opere di Mario Bellini architetto e designer. Questo evento si inserisce in un programma di mostre focalizzate sui più importanti protagonisti dell’architettura e del design nel mondo.


L’ARCHITETTURA
Un edificio preesistente, solenne e senza tempo - pur essendo una costruzione relativamente recente (Roy Grounds, 1968) - un landmark imponente nel tessuto urbano, con cui la collettività ha stabilito nel corso degli anni un rapporto di complicità e rispetto. Un’icona, dunque, protetta dai vincoli di Heritage Victoria e da quelli non scritti, ma altrettanto importanti, della sensibilità e della consuetudine locale.
L’intervento di trasformazione rispetta l’esterno dell’edificio, caratterizzato dal grigio bluastro e rugginoso della bluestone, rivoluzionandone completamente l’interno. E’ un intervento di tipo "bionico" - di alta tecnologia nei materiali e nelle soluzioni - che rifugge il mimetismo, rendendosi sempre riconoscibile e distinto dal preesistente. Ne nasce un contrasto intenso, ma dialetticamente produttivo: il nuovo non si nasconde e, mostrandosi, dialoga con il vecchio, creando un corto circuito esteticamente stimolante e storicamente coerente.
La grande corte centrale, coperta da una spettacolare vetrata, diventa un’interfaccia vitale e articolata con la città, accogliendo tutte le funzioni relazionali e informative. Un sistema di quinte sghembe, in leggerissimi materiali hi-tech, invade parzialmente la hall: è una sorta di ‘genio della lampada’ che distribuisce i visitatori ai diversi piani, ospitando nel mezzanino un caffè-osservatorio. L’irrinunciabile waterwall preesistente, caro alla memoria della collettività, è stato reinventato con una grande lastra di vetro su cui scorre l’acqua: una magica tenda-schermo che agisce da moltiplicatore di luce.
Nelle corti laterali di circa 800 mq ciascuna, due grandi cubi di m 20x20, leggermente ruotati, raddoppiano gli spazi espositivi, tutti collegati tra loro attraverso un bilanciato sistema di rampe e passerelle che governa la circolazione e i flussi di movimento. I due nuovi edifici, disposti su tre piani, si protendono verso il cielo a catturare la luce attraverso ampi e slanciati cornicioni deflettori, producendo effetti inattesi nello scambio con la luce esterna - particolarmente intensa in quest’area geografica.
Collezioni permanenti ed esposizioni temporanee, teatro, sale conferenza, biblioteca multimediale, ristorante, bar e bookshop: l’intero edificio diventa attraversabile, dal viale principale (St Kilda Road) al giardino del museo, proponendosi come elemento forte e trasformativo, organismo fluido, in costante scambio con la città. Il nuovo gioco di forze in atto all’interno si affaccia all’esterno siglando il viale con un’insegna-scultura, potente doppia vela in maglia d’acciaio che invita ad iniziare il viaggio esplorativo.


ALLESTIMENTO MUSEALE
Allestire oggi un museo d’arte vuol dire in primo luogo mettere in scena un racconto, creare percorsi dinamici e sequenze significanti, in modo che le opere esposte diventino gli interpreti vivi di una storia. Attraverso la feconda collaborazione e confronto tra architetti e curatori del museo, è stato possibile riorganizzare completamente un patrimonio molto eterogeneo e dar vita a un viaggio di ragione ed emozione, in un tessuto narrativo rigoroso e sorprendente ad un tempo.
Il percorso è ideato come un insieme di sequenze: ogni scena è una tappa dove le variazioni spaziali e cromatiche guidano le diverse esperienze conoscitive ed emotive. Le varie sezioni si differenziano per colori, dimensioni e sceneggiatura: il verde veronese che esalta la potenza e la ricchezza delle grandi opere del Cinquecento e Seicento; il tenero verde-azzurrino del "plein air" per la collezione impressionista; il bianco essenziale, ammorbidito dalla luce naturale, per la collezione d’arte contemporanea; e così via, interpretando la vocazione specifica di ciascuna area.
Il passaggio da una sezione all’altra è scandito da forti portali in ferro ossidato a fuoco: veri e propri snodi narrativi che diventano anche superfici informative per il visitatore.
Le 380 vetrine che ospitano i molteplici oggetti delle varie collezioni (display a muro o free standing vetrati sui 5 lati) sono elementi significativi che animano le pareti e organizzano architettonicamente lo spazio: gruppi, esedre, serpentoni, colonnati creano sequenze spaziali ed espositive che dinamizzano i percorsi. Le vetrine sono illuminate da un sistema di microproiettori e quinte, alimentati da fibra ottica, che riproducono in scala minima una sorta di attrezzeria teatrale dagli esiti sorprendenti. L’innovativa tecnologia, realizzata in Belgio su disegno di Mario Bellini, garantisce anche l’atmosfera controllata e comprende un sofisticato sistema di allarmi.
Messinscena teatrale anche per l’ampia collezione di arredi, organizzata cronologicamente: i mobili sono collocati in set scenografici, galleggiano nel loro tempo e dialogano col presente, come attori su un palcoscenico.


MOSTRA: "MARIO BELLINI ARCHITECT AND DESIGNER"
National Gallery of Victoria
4 dicembre2003 - 22 febbraio 2004

La mostra dedicata a Mario Bellini - architetto e designer - che si apre il 4 dicembre a Melbourne è una mostra insolita.
Essa non ha nulla di ciò che caratterizza abitualmente una "normale" mostra monografica dedicata ad un contemporaneo maestro dell’architettura e del design: non ha oggetti, non ha modelli, non ha disegni - non ha ciò che si è soliti vedere in esposizioni di questo tipo.
Uno spazio quadrato di 400mq - immerso nella penombra - è attraversato da un lungo pontile sospeso su di un riflettente lago nero.
Sulle due pareti parallele al pontile, due schermi di venti metri di lunghezza per quattro di altezza rimandano in continuazione immagini fisse ed in movimento.
Esse evocano più che illustrare. Presentano un racconto costruito da Bellini stesso attraverso accostamenti, dissonanze, sottili rimandi tra le rappresentazioni dei progetti costruiti - ma anche di quelli solo pensati o in procinto di essere realizzati.
Altre figure provenienti dai contesti più diversi sono inserite tra le prime: sono le "immagini evocative". Tratte dai ricordi di viaggio di Bellini, dal patrimonio della storia dell’arte - italiana e non - oppure dall’immenso archivio delle forme naturali, esse sono utili a precisare un concetto o un’idea, a sottolineare un’assonanza di pensiero che inserisce le cose progettate entro il flusso delle "cose umane".
Attraverso questo attento montaggio le immagini costruiscono un racconto che ha come risultato l’evocazione di un mondo.
Visitare la mostra è come entrare nella testa dell’architetto; è vedere attraverso i suoi occhi le memorie degli oggetti, delle architetture e degli spazi che egli ha progettato nel suo quarantennale mestiere di "costruttore di fatti".
Gli spettatori seguiranno il racconto delle immagini, il loro imprevedibile flusso, con i ritmi stessi del loro movimento, spostandosi lungo il pontile, talvolta sedendosi o ribaltando di centottanta gradi il fronte di lettura
Una colonna sonora, costruita con "pezzi di affezione" selezionati dall’architetto, completa l’impressione di essere di fronte ad una esposizione il cui vero oggetto è il mondo creativo del progettista.

MARIO BELLINI ASSOCIATI

Articolo inserito il 2 dicembre 2003