Architettura

Adolfo Natalini architettore
Lucca, Fondazione Raggianti - 23 novembre 2002-26 gennaio 2003

di Elena Franzoia

Un’operazione metalinguistica analoga a quelle della Basilica Palladiana di Vicenza, un architetto che allestisce una mostra in cui espone gli esiti più significativi della propria formazione e della propria opera: con questa chiave di lettura, la Fondazione Ragghianti di Lucca, con la cura di Vittorio Fagone, prosegue il percorso di valorizzazione e di studio degli artisti legati al grande critico lucchese Carlo Lodovico Ragghianti proponendo l’opera di Adolfo Natalini, in quella duplice veste di architetto e pittore da cui deriva la curiosa definizione di "architettore".

s'-Hertogenbosch, Castello di Haverleij (1997-2001)

s'-Hertogenbosch, Castello di Haverleij (1997-2001)

Nei nitidi, storici spazi conventuali della Fondazione, Natalini impone il suo stile privilegiando un allestimento basato sul colore, quell’amatissimo intonaco rosso pompeiano che, presente anche nell’appena terminato polo universitario di Novoli, a Firenze, si esalta al contatto con la struttura semplice e antica delle sale, costituendo una sorta di quinta teatrale accentuata dall’uso di un materiale attualissimo e vibrante come il cortén, utilizzato per le vetrine e gli elementi di design.

Superstudio, Il Monumento Continuo, New New York (1969-1971)

Superstudio, Il Monumento Continuo, New New York (1969-1971)

Il percorso espositivo- preceduto dal video dell’amabile intervista di Fagone allo stesso Natalini, che introduce le tappe fondamentali della sua formazione dai ruggenti anni ’60 del Superstudio all’attenzione, costante e pionieristica, verso l’oggetto d’uso della cultura popolare nei lunghi anni d’insegnamento di Arredamento e Architettura degli Interni presso l’Ateneo fiorentino- si caratterizza per la varietà e l’eterogeneità dei materiali esposti, che ben documentano un’attività progettuale a tutto campo, che, prima di focalizzarsi sulla costruzione dell’architettura, ha compreso pittura e design, critica e videoart.

Firenze, Teatro della Compagnia (1984-1987)

Firenze, Teatro della Compagnia (1984-1987)

Studi per la Manetstrasse di Lipsia (1993-1997)

Studi per la Manetstrasse di Lipsia (1993-1997)

Dagli esperimenti, dunque, nell’ambito di quella "Scuola Pistoiese" di cui Natalini è stato, con lo scultore Roberto Barni, uno dei principali esponenti, all’attività di critica e sperimentazione radical del Superstudio degli anni ’60- di cui la mostra espone, oltre al celebre Monumento continuo del ‘69, la serie di video del 1971-73 dedicati a Vita Educazione Cerimonia Amore e Morte, intesi come momenti fondamentali dell’esperienza umana-, l’attenzione si sposta poi sullo studio della tipologia, "passando" attraverso le esperienze di design legate non solo ai Quaderna della Zanotta- tuttora in produzione- ma anche alle installazioni per la Triennale di Milano dell’85, in cui Natalini espone lo studiolo Torri d’avorio su terremoti inteso come ironica critica allo "splendido isolamento" dell’architetto che preferisce- o subisce- l’onanistica attività teorica alla concreta verifica dell’opera realizzata.

Locandina mostra

Locandina mostra

L'Aja, la Muzenplein in costruzione

L'Aja, la Muzenplein in costruzione

Ma la sezione più affascinante rimane, ovviamente, quella dedicata ai progetti: l’intensa attività professionale di Natalini- soprattutto dopo la vittoria del concorso (1991) per la ricostruzione della Waagstraat di Groningen, nei Paesi Bassi, che gli apre le porte della scena architettonica olandese e tedesca- viene testimoniata dalla sequenza degli schizzi, dei plastici e delle foto delle opere realizzate, che documentano la sua costante attenzione verso la composizione del lotto e dell’isolato urbano.

Consolle Manutengolo, prod.Mirabili, 1988

Consolle Manutengolo, prod.Mirabili, 1988

Helmond, Boscotondo (1995-2000)

Helmond, Boscotondo (1995-2000)

Infatti, "piegandosi" docilmente al contesto tramite la compenetrazione delle forme e lo studio degli assi, opere come il Boscotondo di Helmond, la Muzenplein dell’Aia o l’isola sull’acqua del Castello di Haverleij, tutti in Olanda, ben rappresentano quella concezione di città "armoniosa e serena" che sta alla base dell’attività progettuale dell’architetto pistoiese, mentre la celebre definizione di architettura come "lapsus tra lapis e lapide" chiaramente sintetizza il suo costante interrogarsi sulle ragioni ultime del progetto, sul continuo rapportarsi tra il momento teorico del disegno e quello pratico della sua concreta realizzazione.

Elena Franzoia
Mostra visitata l’1 dicembre 2002

Informazioni

Adolfo Natalini architettore


Luogo: Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Lodovico Ragghianti
Complesso monumentale di San Micheletto
Via San Micheletto, 3 - Lucca

Periodo: fino al 26 gennaio 20033

Info: tel. 0583 467205 - fax 0583 490325