Architettura

Le visioni dell’architetto
Giovanni Michelucci - I disegni centenari

Di Mauro Andreini
www.mauroandreini.it

Una delle icone più antiche che ci illustra l’opera dell’architetto vede un sovrano (Alessandro il Macedone) seduto sul proprio trono posto davanti ad un progettista (Ippodamo da Mileto) che gli mostra il modello di una nuova città.

Per un palazzo di giustizia, 1985

Giovanni Michelucci
Per un palazzo di giustizia, 1985

Elementi di città, 1985

Giovanni Michelucci
Elementi di città, 1985

L’idea di modellare ciò che vorremmo realizzare viene da molto lontano e ritorna e si rinnova nelle più diverse epoche storiche. E si presenta quasi sempre sottoforma di disegno, di architettura "ideale", di visione (più o meno fantastica, più o meno concreta), di figurazione architettonica. Il disegno dell’architettura immaginaria (annoverabile a pieno merito nella sfera delle arti figurative) assume un significato di riflessione scientifica desiderosa di essere tradotta dalla carta alla materia ma anche come immagine autonoma noncurante della sua pratica applicabilità.

Pitture a soggetto architettonico, idee disegnate infine "disegni teorici".

Chiesa e centro comunitario, 1982

Giovanni Michelucci
Chiesa e centro comunitario, 1982

In questo ambito si collocano i disegni per una "città immaginaria" di Giovanni Michelucci l’ultimo maestro (dopo di lui in Toscana solo locale manierismo o pretenzioso internazionalismo).

Centro commerciale, 1983

Giovanni Michelucci
Centro commerciale, 1983

Progetti di idee, luoghi dell’immaginario e del sogno (sul momento non sperimentabili in concreto), didatticamente proiettati al futuro, come le tavole di Francesco di Giorgio dedicate alla città ideale, come gli affreschi di Lorenzetti o perfino le "ambientazioni" del Carpaccio per arrivare poi a Piranesi, al Futurismo, a De Chirico ed alla grande stagione degli anni ’70-’80. Ognuna a suo modo propone luoghi desiderati e nuovi "…..dove la fantasia e l’immaginazione corrono senza freni alla ricerca di spazi nuovi…."

Chiesa e centro comunitario, 1982

Giovanni Michelucci
Chiesa e centro comunitario, 1982

E per Michelucci questa attività disegnativa è talmente naturale ed inevitabile nel processo architettonico che la si può benissimo preferire alla costruzione. "… il disegno è importantissimo, darei la costruzione per il disegno (G. Michelucci)".

D’altra parte tutte le precedenti generazioni si sono formate sulla cultura del disegno o meglio dell’architettura disegnata come mezzo imprescindibile di esplorazione dell’idea, qualche volta addirittura come unico depositario dell’idea stessa. Che ne sarebbe di Rossi, Scolari, Grassi, Purini, Portoghesi e così via senza i loro disegni immaginari?

Oggi questa "cultura artigiana" è brutalmente soppiantata dalla cultura del Cad, delle simulazioni ipervirtuali che sono certamente più adatte ad una "rapida produttività" ma anche altrettanto omologanti e "fredde" se viste come opere figurative. I disegni manuali poi sono quasi scomparsi dall’uso e dalle pubblicazioni, dai banchi di scuola e da quelli di lavoro.

Allora a vedere i disegni di Michelucci (su vari tipi di carta con penna, pennarello, lapis, china etc.) si riprende il gusto della materia, del disegno come cosa "umana", "viva" e "animata". E che tanti dubbi avvolgano il giovane ipervirtuale davanti a queste "visioni".

Le visioni dell’architetto. Giovanni Michelucci - I disegni centenari
Galleria Fantacci Arredamenti
Via Palaia 13 Agliana - Pistoia
Dall'11 maggio al 30 giugno 2003