Architettura

26 maggio 2000 - Klaus Kada a Napoli
"Un concorso d’architettura - Dall’idea alla costruzione"
di Gino Saracino

I concorsi di architettura ed il ruolo dell’architettura contemporanea nei centri storici sono stati i temi guida della conferenza tenuta da Klaus Kada, organizzata dall’Ordine degli Architetti e dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici di Napoli e Provincia.

L’architetto austriaco, nel ripercorrere idealmente l’iter che ha portato alla realizzazione del nuovo Festspielhaus di St. Pölten, ne ha illustrato condizioni e modalità, a partire dalla realtà politica dell’Austria Inferiore, Land federale amministrato da Vienna sino al 1986, anno della proclamazione di St. Pölten quale nuova capitale della regione.

L’architettura fu scelta quale strumento utile a segnare la trasformazione di questo centro industriale e scolastico, di importanza economica e culturale, in sede del governo regionale; e, come modalità per la sua attuazione, fu preferito il concorso.

Un concorso, aperto a tutti i progettisti mitteleuropei, fu indetto per la realizzazione della Nuova Sede Governativa ed una serie di enti ad essa collegati; per il settore dedicato alla cultura di questo nuovo distretto fu invece bandito, nel 1992, un concorso ad inviti. Questa seconda fase non ebbe un chiaro vincitore; per l’inquadramento urbanistico fu quindi adottata la soluzione proposta da Hans Hollein, mentre la progettazione delle singole funzioni - il Festspielhaus, il museo e la biblioteca regionale - fu assegnata ad architetti scelti entro tre diverse fasce d’età, favorendo così l’ingresso delle ultime generazioni di professionisti.

Kada, in questa fase introduttiva del suo intervento, coglie l’occasione per indicare quali debbano essere le caratteristiche essenziali affinché la procedura concorsuale garantisca un risultato di qualità: giurie internazionali, programmi dettagliati, chiari criteri di giudizio, differenziazione delle valutazioni in termini di costo e qualità.

Il Festspielhaus è in primo luogo una sala per concerti, la cui conformazione consente di ospitare anche opere, balletti, musical, spettacoli di prosa; il complesso è dotato, inoltre, di un palco per le prove, una sala per balletti, una piccola sala per musica da camera. Un enorme involucro vitreo, luminescente, che riveste la sala principale realizzata in calcestruzzo, si propone, sia all’esterno che all’interno dell’edificio, come fulcro visivo attorno al quale sono dislocate, come cellule indipendenti, tutte le altre funzioni e gli spazi di collegamento, rispondendo, in tal modo, all’esigenza di orientamento ritenuta primaria in una struttura di grandi dimensioni.

A margine della sua relazione, Klaus Kada ha commentato come negativo ed anacronistico l’intervento con cui si è destinato un brandello a sé stante della città; ma, allo stesso tempo, il suo metodo compositivo, che procede dalla precisa suddivisione del programma funzionale alla definizione di elementi separati per poi essere riconnessi tramite superfici in vetro - di certo anche direttamente discendente dalle scelte tecnologiche - è perfettamente congruente a tale impostazione urbanistica.

Proprio per questo motivo, l’interrogativo posto all’inizio dell’incontro, sul ruolo che l’architettura contemporanea è chiamata ad assumere all’interno dei centri storici, non ha sostanzialmente ricevuto risposta.