Architettura

Hiram e Ethel la leggenda dell'architetto
di Andrea Buondonno
Prefazione di Umberto Panarella

I docenti di Architettura per far capire agli studenti la differenza tra un’opera di edilizia ed un’opera di architettura utilizzano esempi, testi, (tra cui Saper Vedere l’Architettura, di Bruno Zevi), o citazioni di Vitruvio e della sua “triade”:

firmitas (solidità);
utilitas (funzione, destinazione d'uso);
venustas (bellezza).

Secondo Vitruvio basta la mancanza di uno di questi elementi perché non ci si trovi più davanti ad un’opera di Architettura ma ad una semplice opera di edilizia.
È pur vero che la sola conoscenza delle “regole” non consente di progettare e realizzare un’opera di architettura che crei emozione ed abbia armonia di forme e di spazi.

Armonia di forma

Armonia di forma
Zaha Hadid : Stazione della funicolare, Innsbruck 2002

Ci vengono in aiuto i testi sulla storia dell'’architettura e gli esempi diventano determinanti. Le sole immagini fotografiche però non riescono a trasmettere le sensazioni che può dare la realtà.
Non potremmo mai vivere attraverso una fotografia lo spazio illusorio di Bramante in Santa Maria presso San Satiro a Milano se non entrando nella chiesa in quanto sono tanti gli elementi che concorrono all’effetto.
Solo “vivendo l’architettura” gli allievi potranno vivere sensazioni ed emozioni che li plasmeranno a quell’antica professione che ha creato le maggiori testimonianze storiche delle civiltà che ci hanno preceduto.

Bramante

Bramante
La prospettiva illusoria in Santa Maria presso San Satiro

Prima di tutto, quindi, vanno preparati gli allievi e risvegliati i loro sentimenti e le loro curiosità ed in questo trovo molto interessante la Leggenda dell'architetto, scritta dal prof. Andrea Buondonno, docente di Pedotecnologie e Ricomposizione Ambientale della S.U.N.
La leggenda tratta del dialogo che avviene tra Hiram* il maestro ed Ethel sua allieva.

Hiram Abif è un personaggio immaginario, ideato dall'interpretazione di figure tratte dalla Bibbia è indicato come l'architetto capo della costruzione del tempio di Salomone.

La Regina di Saba

La Regina di Saba davanti al tempio di Salomone a Gerusalemme, dipinto di Salomon de Bray (1657)

Hiram e Ethel la leggenda dell'architetto
Andrea Buondonno

Hiram, detto Eser, era chino sulla tavola del Grande Progetto. "Maestro, qual è il segreto dell'Architetto?"
Hiram sollevò appena il capo, in modo così impercettibile che l'ombra apparve ferma. Si aspettava la domanda, da settimane: Ethel, detta Hamèsh, era la migliore dei suoi candidati, ed ora, con quella formula di rito, si dichiarava pronta ad affrontare la dura disciplina dell'apprendistato. Il Maestro la fissava adesso intensamente, ed a lei sembrò di scorgere un sorriso in fondo ai suoi occhi neri e fermi.
"Non esiste alcun segreto, solo regole."
"Mi impegnerò per impararle tutte."
"Sono solo tre, e molto semplici. Ma impararle non servirà a nulla: le devi comprendere. Solo così le seguirai senza affanno. La prima Regola è: avere consapevolezza. Sai tu chi è "Architetto"?"

"Colui che sa costruire."

"Non basta. Anche gli animali sanno costruire, e nessun uomo lo ha loro insegnato. Pesci e belve approntano tane, ed uccelli preparano nidi. Da sempre le api fabbricano alveari, e da sempre nello stesso modo. Ma se un giorno un'ape realizzerà un alveare in un modo nuovo, allora quella sarà un'ape nuova."

"Allora "Architetto" è colui che sa creare."

"No, impossibile: nessun uomo può creare qualcosa dal nulla. Alcune scritture dicono che questo sia prerogativa della divinità."

Il Maestro la stava mettendo alla prova, ed Ethel capì che non poteva fingere di conoscere ciò che doveva ancora imparare.

"Mi rendo ora conto di non sapere."

"Questa è una buona considerazione." Il commento di Hiram fu asciutto, senza magniloquenza. Ethel lo vide rivolgere di nuovo lo sguardo al Grande Progetto. Nella bottega, ampia e fresca, il silenzio era tangibile, ma lieve. Il Sole aveva cominciato a curvare le ombre verso oriente, quando Hiram riprese a parlare: "Come l'Alchimista sa trasformare la materia e l'energia, così l'Architetto sa comporre in infiniti modi ciò che possiede, e può concepire di trasformare il vuoto del deserto in spazi per il corpo e l'anima."

Ethel fissò affascinata lo sguardo del Maestro, pronta a coglierne le più infinitesime sfumature. Cominciava ad intuire la meraviglia dell'essenziale.

"Grazie Maestro. Era davvero semplice; finora avevo guardato, ora comincio a vedere."
"Anche questa è una vantaggiosa considerazione..." Hiram era attento a non dare enfasi alle proprie osservazioni: era un Maestro Architetto, non un venditore di parole "...ora sei pronta per la seconda Regola: possedere la conoscenza."

"Maestro, riuscirò a prendere il sapere degli altri Architetti, e sarò superiore."

Hiram la interruppe con grazia e fermezza: "E' da sciocchi essere invidiosi del sapere altrui: la conoscenza è l'unico tesoro che non puoi rubare, poiché appartiene alla mente, non alla borsa. Non occuparti ad essere superiore agli altri, ma supera te stessa. Adoprati piuttosto per combattere la tua ignoranza: essa è il tuo vero nemico. Studia e pondera testi e tavole, acquisisci strumenti e l'arte di usarli, esplora progetti, visita ed esamina le opere, e così avrai contezza delle scienze altrui. Ma guardati dai sentimenti personali: i tuoi occhi potrebbero ostinarsi a cercare unicamente le imperfezioni, o indugiare solo su un particolare ben riuscito."

"Va bene, Maestro. Ma così occorrerà molto tempo."

"A molti non basterà una vita. Ma quando diventerai Architetto, sarai tu stessa a scrivere nuovi testi e incidere nuove tavole."

"Ma allora quando progetterò, e come?". Il tono di Ethel era più sorpreso che allarmato.

"Comincia ora. Considera innanzitutto l'indispensabile: l'opera dovrà soddisfare i bisogni più profondi."

"Allora mi farò guidare dal mio ventre."

"Questo appare giusto. Ma non basta. Se, affamata, fabbricherai in fretta un dardo con legno di cedro potrai uccidere un cervo, ma mangerai per una sola volta, perché la freccia si sarà spuntata. Se congiacerai come bestia, avrai appagamento effimero, ma non durevole conforto. Se costruirai un rifugio per ripararti dalla pioggia, dormirai all'asciutto per una notte, ma non avrai dimora. L'opera deve soddisfare anche i sentimenti del tuo spirito, altrimenti presto la ripudierai, come ripudieresti un traditore. Apri la fantasia dentro di te, e non temere di ardire, e amerai la tua opera. Ma ricorda: il mondo già esiste senza la tua opera, quindi, quando la progetterai, non considerare solo il contingente, ma anche tutto ciò che potrebbe essere se così non fosse."

"Allora mi farò guidare dal mio cuore."

"Anche questo appare giusto, ma non basta: lo spirito sa costruire solo splendidi sogni, non la realtà".

Gli occhi di Hiram si volsero appena verso il Grande Progetto, e tornarono scrutare quelli di Ethel. La giovane sostenne lo sguardo serenamente: stava imparando, e per nulla al mondo avrebbe disturbato il Maestro.

"Solo con la ragione stabilirai punti di vista e prospettive, definirai segni e misure, e comporrai disegni, e sceglierai materiali, e metodi e tecniche per adoprarli. E tutto potrai fare convenientemente."
"In verità, ventre, cuore e cervello, tutti unitamente saranno necessari al progettare, e dalla loro armonia i bisogni saranno appagati ed i sensi compiaciuti, e lo spirito ne trarrà consolazione. Quella sarà bellezza, che stupirà e rallegrerà. Questo è bastante per diventare Apprendista."

"Grazie Maestro." La voce di Ethel era quasi un sussurro, ma risuonava di gioia e vitalità.

Le ombre degli oggetti erano ora lunghe quanto essi erano alti, ed Hiram aveva ben coscienza della stanchezza di Ethel. Fece servire un infuso ghiacciato di fiori d'arancio, zenzero e cannella, macerato per una notte in una fiasca di finissima porcellana. E mise a disposizione panetti cristallizzati di purissima neve, che aveva fatto trasportare dai monti di Settentrione, e che conservava con cura in una piccola grotta sotto la bottega.

"L'ultima Regola è: essere competente. Non basterà più l'armonia, occorrerà talento. E questo non lo potrai imparare dai testi, per quanto grande sia il tuo intelletto, né potrai acquistarlo dal più
ricco e fornito mercante, per quanto pesante d'oro sia la tua borsa. Il talento, se esiste, nasce con
te. Se lo possiedi, un giorno tutto ciò che ora sai non ti basterà più.
E cercherai altra conoscenza in altri testi, e tavole, e segni e modelli. Ma in nessuno la troverai, e nulla ti appagherà o emozionerà o stupirà più di quanto non ti sarai appagata o emozionata o stupita fino ad allora. In quel momento vedrai tutto con nuovi occhi, e detterai norme sconosciute, e sulla tua tavola inciderai segni straordinari."

Hiram scostò le tende dai lucernari, e poco a poco la luce obliqua del Sole illuminò per la prima volta ad altri occhi il modello del Grande Progetto, fin nei minimi dettagli. Ethel rimase attonita, con il cuore in gola e le viscere contratte: stava osservando il sublime, incapace di parlare e quasi sgomenta per quel privilegio.

"Da quel giorno progetterai le opere in modo rivoluzionario. Sarai tu l'ape..."

Hiram lasciò la frase sospesa a gravare nel silenzio; socchiuse gli occhi, e con un garbato cenno della mano invitò Ethel, che riprese: "...l'ape che realizza un alveare in modo nuovo". Annuiva mentre pronunciava ogni parola con estrema pacatezza, quasi lentamente, per assaporare il nuovo gusto del sapere.

Il sorriso sorse dagli occhi di Hiram e accese di consolazione il suo volto.

"Ora sei Apprendista, e per ora sarai detta Shèva. Adesso va', e riposa. Cominceremo domani, una misura dopo l'alba, quando la luce avrà assunto il giusto calore. E porta con te tavola, corda e squadra, e strumenti per scrivere e disegnare".

Hiram sapeva che Ethel sarebbe stata la grande allieva di un grande Maestro, e che per questo un giorno lei lo avrebbe superato, e avrebbe aperto la Scuola di Ethel, Architetto, detta Eser. Provò grande gioia a questo pensiero, e continuò ad accompagnarla con un sorriso mentre si allontanava.

Archimagazine 12.11.2015