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Il Getty Center di Richard Meier
di Marcello Silvestro

Il Getty Center è uno dei più grandi lavori realizzati da Richard Meier & Partners. L’incarico è stato affidato nel 1984 e l’opera è stata inaugurata nel 1997.


Localizzato sulla cima di una collina lungo l'autostrada di San Diego, il complesso, raggiungibile via tram, domina le viste prospettiche del bacino di Los Angeles, le montagne di Santa Monica e l’Oceano Pacifico. L’ampia vista panoramica del Centro si estende senza fine: da un lato si perde verso l’Oceano, dall'altro sul Sierras, coperto di neve.


Il complesso comprende sei edifici principali che ospitano il J. Paul Getty Museum, il Getty Trust Offices, l’Auditorium, il Getty Conservation Institute, il Getty Research Institute (a pianta circolare) per la storia dell’arte e dell’umanità, il Getty Education Institute per le Arti, il Getty Information Institute, il Getty Grant Program e una serie di bar e ristoranti.

Meier ha concepito la sua opera in perfetta sintonia con il luogo.
Le forme eleganti dell’intero complesso assecondano ed esaltano la topografia del terreno e i percorsi creano scorci prospettici dall’effetto sorprendente.

Il travertino, una pietra che richiama alla tradizione e alla durata, è usato estesamente al Getty Center. Per la sua posizione, in cima ad una collina, e per l’uso sapiente del travertino come materiale di rivestimento, il complesso è stato comparato all'Acropoli di Atene.

La struttura dei suoi edifici, le piazze alberate, i vasti giardini, le vasche e i corsi d’acqua costituiscono un ambiente sereno perfettamente integrato col luogo e con la luce brillante ed unica della California meridionale. Si esalta, così, il confronto tra spazio interno e spazio esterno e si crea una forte relazione tra architettura e panorama.


Richard Meier ha previsto, per i visitatori, anche la possibilità di fare del giardinaggio, creando un’opportunità singolare di vivere lo spazio verde in assoluta libertà e pienezza.
Il percorso di accesso alla piazza di ingresso del Paul Getty Museum consente ai visitatori di scegliere, con varie diramazioni, di entrare nell'edificio per guardare le opere d'arte o di visitare i giardini. L'Atrio del Museo è costituito da un alto spazio cilindrico aperto sul cortile del Museo che conduce ad una serie di cinque padiglioni espositivi. La continuità del Museo è interrotta da questi piccoli padiglioni che, ognuno col proprio cortile interno, si articolano in percorsi facilmente comprensibili. I dipinti, i manoscritti, le sculture, i disegni e le fotografie, illuminati con luce naturale controllata, sono esposti in sale che, ubicate al pianterreno del Museo, sono organizzate secondo un ritmo che permette piacevoli soste sui frequenti terrazzamenti all'aperto.

Adiacente al Getty Trust Offices, l'Auditorium, della capienza di 450 posti, segna la fine dell'estensione verso est del complesso.

Il Getty Center non ha una singola immagine forte, memorabile. Non c'è un punto di vista privilegiato da dove si può mettere a fuoco l’intero Centro: il Getty è un insieme di grandi momenti.

Diversamente dall’aspetto stupefacente del Guggenheim Museum di Gehry a Bilbao, il Getty Center, a prima vista, può sembrare quasi monastico o ospedaliero: la sua forza è, più che negli edifici in sé, nel modo in cui questi si relazionano l’uno con l’altro e col panorama. La composizione architettonica è l’unione tra il senso europeo e tradizionale di permanenza e l'irregolarità ariosa della California. È un superbo esempio di creazione di un luogo non autoritario, una tregua nel caos di Los Angeles, che offre al visitatore la possibilità di concentrarsi sull’arte e di godere, nel contempo, delle migliori viste panoramiche della città: è una villa democratica, sulla cima di una collina.


Salendo verso il Getty Center e camminando fra i suoi edifici, si percepisce la sua unità organica, la sua natura articolata. La sensazione è di essere in una cittadella, in un luogo ideale, in una posizione dominante che accoglie, cordialmente, chiunque vi entri. Il visitatore, portato sui terrazzi della "piccola città di Meier", ha la sensazione di "possedere" la città sparsa sotto, e provare, forse, quanto descritto da un personaggio di Jean Paul Sartre ne Il muro: "Gli uomini, bisogna vederli dall’alto... sul balcone di un sesto piano: è qui che avrei dovuto passare tutta la vita. Bisogna puntellare le superiorità morali mediante simboli materiali, se no quelle si afflosciano. Ora, di preciso, qual è la mia superiorità sugli uomini? Nient’altro che una superiorità di posizione: io mi sono piazzato al di sopra dell’umano che è in me e lo contemplo. Ecco perché mi piacevano le torri di Notre Dame, le piattaforme della Torre Eiffel, il Sacro Cuore, il mio sesto piano di via Delambre. Sono simboli eccellenti".