Architettura

Il paese delle grandi opere: La funivia dei Musei di Napoli

di Marcello Mottola

A dieci mesi dalla missione degli ispettori Unesco a Napoli, che hanno valutato lo stato di degrado del centro storico patrimonio mondiale dal 1995, la Regione Campania rende pubblico un nuovo ambizioso progetto che appare in netta contraddizione con il rapporto, discusso dal 22 al 30 giugno 2009 a Siviglia dal World Heritage Centre.

La Regione ha infatti approvato un finanziamento di 1 milione e 348mila euro per la realizzazione di una ferrovia sospesa, per il collegamento tra il Museo Archeologico e il Museo di Capodimonte.
La progettazione, messa a gara in questi giorni dall'Ente Autonomo Volturno holding dei trasporti della Regione Campania, si basa sullo studio di fattibilità realizzato dall'ACAM secondo il quale il collegamento dei due musei decongestionerà il traffico urbano.

Una funivia area, dunque, che viaggerà sospesa a funi per 3 minuti coprendo un dislivello di 22 metri con un impianto lungo 1,6 km, con 960 posti disponibili, con un flusso massimo stimato di 3.300 viaggiatori al giorno. Il trasporto tra i due musei sarà reso possibile da un tapis roulant che porterà i viaggiatori dal Museo Nazionale a Piazza San Giuseppe dei Nudi, dove sorgerà l'impianto, e da Viale Colli Aminei al Museo di Capodimonte tramite un sottopasso pedonale.

Una grande opera per rilanciare la città, o forse l'immagine della sua amministrazione, che rischia di congestionare ancora di più una città già alla prese con gli effetti dannosi del traffico, quali inquinamento atmosferico, rumore, vibrazioni, accentuati dai cantieri della Linea 1 della metropolitana, la cui conclusione era prevista per il 2006 per quanto concerne il completamento della tratta Dante - Centro Direzionale, che collega il centro storico alla stazione centrale.

Napoli come Barcellona! Non proprio. La nuova grande opera fiorisce dal Programma Integrato Urbano del Comune di Napoli, rientrando nella strategia di sviluppo del D.O.S. (Documento Orientamento Strategico del "Grande programma per il Centro storico patrimonio UNESCO), ma in realtà è in netta contraddizione con le raccomandazione dell'UNESCO.

Nel rapporto discusso a Siviglia l'UNESCO invitava l'amministrazione di Napoli a trascurare opere sproporzionate per concentrasi su lavori d'ordinaria amministrazione, quali monitoraggio e manutenzione, indispensabili per la salvaguardia dei monumenti della città. Attenzione per gli edifici monumentali e per la manutenzione del tessuto urbano, attenzione alla infrastrutture ed ai servizi pubblici esistenti in città. La missione Unesco faceva notare i rischi dovuti alla mancanza di manutenzione continua del patrimonio storico-artistico di Napoli, che ha prodotto il degrado presente nel centro storico: il 90% dei monumenti imbrattati dai graffiti selvaggi (Sant'Eligio, Gesù Nuovo, Santa Chiara, fontana di Carlo II o di Monteoliveto), la chiusura ventennale di molti edifici storici (ad esempio la Chiesa dei Girolamini, che - dopo l‘apertura eccezionale del 18 settembre scorso - è ancora alla ricerca di fondi per poter riaprire definitivamente).

Allo stato attuale dei fatti la "funivia dei musei" sembra essere più una possibilità, un'opportunità lontana, che non una attualità. Dopo gli interventi esemplari verso importanti monumenti - la Certosa di San Martino, San Lorenzo, Castel Nuovo, Castel dell'Ovo - le consegne sembravano altre.

Oltre alla manutenzione ed al monitoraggio continuo del tessuto urbano, al fine di incoraggiare il processo di cura dell'ambiente, sono auspicabili il potenziamento di progetti di sviluppo dell'area protetta e non, come nel caso della zona portuale, oppure progetti di riqualificazione da portare a compimento - ad esempio l'Albergo dei Poveri - ed ancora il riutilizzo creativo di importanti edifici storici come il Museo d'Arte Contemporanea Donna Regina.
Un ipotizzabile aumento del turismo culturale richiede quindi lo sviluppo del "piano di gestione", disatteso già nel dicembre 2006 ed ora sottoposto all'ultimatum Unesco del 2011, che possa sulla base di uno studio specifico dei bisogni e delle potenziali minacce presenti nel centro storico istituire un sistema operativo d'attenzione in conformità con le norme internazionali.