Architettura

Coffee Break: due domande a Benedetta Tagliabue
Miralles Tagliabue EMBT (Barcellona) in mostra a Napoli, fino al 15 gennaio 2008
Benedetta Tagliabue dello Studio EMBT: "Metterņ un vulcano tra i grattacieli" di Paola Del Vecchio

Coffee Break: due domande a Benedetta Tagliabue

In occasione della mostra Tradizione del fare. 10 anni di architetture di Miralles Tagliabue (EMBT) ora ospitata a Napoli (Sala delle Prigioni in Castel dell'Ovo, Via Eldorado, 3 borgo Marinaro - dal 14 dicembre 2007 al 15 gennaio 2008), un breve, inaspettato, sincero e caldo coffee break con Benedetta Tagliabue, principal dello studio.

Lei si è laureata in Italia con una tesi su New York e la sua pratica l'ha portata ancora una volta all'estero, fino a fondare con Miralles lo studio EMBT.
In 10 anni di architetture in mostra a Napoli, quale di esse incarna l'osmosi perfetta con il contesto fisico, storico ed ambientale in cui i suoi progetti si inseriscono e quale invece lavora a contrario, scavando nelle contraddizioni del paesaggio? Che valore ha per lei la relazione con il luogo e con il committente quando intraprende una nuova avventura?
Benedetta Tagliabue:
"Questa mostra napoletana ed il suo catalogo (che viene presentato in occasione del mio ritorno in città il 10 gennaio prossimo), prende in considerazione il nostro lavoro negli ultimi 10 anni, che nuota sia in un contesto naturale (penso ai parchi: come Mollet, Diagonal del Mar) sia in contesto storico (penso al Campus di Vigo).
Noi pensiamo agli edifici come elementi che trasformino il paesaggio, informati e plasmati dal contesto naturale che ci ispira quando disegniamo e costruiamo i parchi.
Come il Parlamento di Edimburgo: che respira del contesto costruito e naturale. L'edificio porta il paesaggio delle montagne situate intorno ad Edimburgo fino al parlamento, fino al centro antico della città. Dove ingloba anche pezzi di architettura esistenti.
Anche il Mercato di Santa Caterina (Barcellona), per il quale lo studio ha lavorato anche sul Masterplan, quasi inventa un paesaggio nella città storica ed antica.
Li amo tutti i progetti in mostra: essi selezionano gli ultimi dieci anni di grandi progetti di Miralles Tagliabue EMBT Arquitects Associats.
Ma quello per cui ho un debole è sicuramente Santa Caterina: perché è legato alla nostra vita, perché è il più sperimentale ed insieme il più naturale, sebbene sia il più interno al centro della città. Sotto al mercato vi è un monastero, poi ancora una necropoli: il contesto costruttivo qui è un vero palinsesto di epoche e rinnovamenti: in cui hai davvero la sensazione che la storia sia presente.
Santa Caterina ha così a che fare con l'archeologia, mentre crea un paesaggio. Un progetto che si nutre profondamente del grande Centro di una grande città, che approfitta di un grande buco, cosa così rara in una parte antica. In cui il tetto quindi può permettersi di diventare un nuovo paesaggio, venuto su quasi senza pensarlo.
Napoli, poi, per me, è la città in cui la storia è in assoluto più presente. Qui hai la sensazione che il passato sia lì, a portata di mano e di pensiero. Qualcosa che appartiene al 1600, a Napoli significa che è accaduta ieri. Questa città ti conquista insieme alla sua terra vulcanica che promana da ogni dove.
Lavorare con il paesaggio è qualcosa che mescoliamo sempre nei progetti.
Anche per il progetto del Padiglione Spagnolo che ci siamo appena aggiudicati in occasione dell'Expo Universale di Shangai (2010), il padiglione crea un paesaggio mezzo naturale: una cesta di vimini, un oggetto della tradizione e che utilizza in maniera molto diretta un elemento naturale."


Napoli ospiterà una lectio magistralis nel corso della mostra.
Ha un messaggio particolare per i giovani professionisti? Che valore nella sua pratica hanno le giovani generazioni e quanto della sua passione progettuale viene condivisa (od alimentata da) con essi?
Benedetta Tagliabue:
"Noi facciamo questo sforzo molto difficile, che è dedicare tempo di qualità al dialogo con chi ci circonda. Non siamo architetti specializzati, credo molto che chi lavora debba avere un ruolo nell'accademia o nei diversi ambiti di pensiero. Ci piace spiegare il nostro fare, nelle occasioni in cui ci invitano, anche facendo conferenze in ambiti molto diversi. Dall'intervista, al colloquio con un gruppo di cittadini, alla lezione.
Importante per noi è descrivere. Far crescere un contesto e farsi capire. E' molto importante dichiarare, parlare e spiegare le cose. Apertamente raccontate, esse divengono parte di un accrescimento reciproco e di un dialogo."