Architettura

14. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia
di Roberto Zanon

Rem Koolhaas durante una presentazione alla stampa

L'edizione n. 14 della Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, curata da Rem Koolhaas (1944), passerà alla storia come momento di riflessione sui valori fondamentali del settore, mettendo in secondo piano la vetrina di archistar con le mega strutture architettoniche delle edizioni scorse.
La visita al Padiglione centrale ai Giardini è una sorta d'immersione in un grande abaco tridimensionale dei materiali dell'architettura in cui sono raccontati i quindici elementi individuati dal curatore e dal suo team di ricerca, come base della disciplina architettonica: il pavimento, il muro, il soffitto, il tetto, la porta, la finestra, la facciata, il balcone, il corridoio, il camino, il bagno, le scale, le scale mobili, l'ascensore, la rampa.

Padiglione Austria

Padiglione Austria

Padiglione Finlandia

Padiglione Finlandia


Padiglione Francia

Padiglione Francia

Padiglione Gran Bretagna

Padiglione Israele


Padiglione Israele

Padiglione Serbia

Padiglione Serbia

Padiglione Taiwan


All'Arsenale invece la riflessione si sposta sull'Italia come caso studio con la sua storia, le sue contraddizioni e le sue potenzialità. Una scansione della penisola italica che, in modo inedito, fa interagire anche i settori del cinema, della danza, del teatro e della musica.
Come tutte le Biennali è difficile raccontare una mostra che necessariamente deve essere esperita con una visita diretta. Alcune personali segnalazioni tra le partecipazioni Nazionali si possono però fare.
La Finlandia (commissario/curatore: Juulia Kauste) per aver ragionato sul concetto di spazio creando, al di fuori del padiglione, una doppia basilare microarchitettura a capanna che trova esito materico diverso nell'interpretazione dei carpentieri finlandesi e di quelli cinesi.
La Serbia (commissario: Semyon Mikhailovsky) per essere riuscita a giocare, all'interno di quello che era il Padiglione della ex Jugoslavia, con la classica contrapposizione dei contrasti di luce in modo semplice ma scenograficamente efficace.
L'Austria (commissario: Kristian Kühn) per aver messo didascalicamente a paragone, allineate, in scala e tutte in bianco, le "architetture del potere" delle diverse nazioni del mondo.
La Francia (curatore: Jean Louis Cohen) per aver mostrato, in una scala di rappresentazione grande, il modello della "mitica" casa con il giardino, protagonista del film di Jacques Tati, Mon Oncle, del 1958.
La Gran Bretagna (curatore: FAT Architecture and Crimson Architectural Historians) per aver costruito una sorta di microarchitettura nella sala di ingresso, offrendo un punto di vista inedito da dentro il padiglione.
L'Italia (curatore Cino Zucchi) per aver realizzato un avvincente racconto della storia dell'architettura milanese in modo sofisticato e accattivante.
Israele (curatori: Ori Scialom, Roy Brand, Keren Yeala Golan) per aver ricordato il ruolo effimero dell'architettura con i disegni di una serie di plotter che lasciano eteree tracce planimetriche nella sabbia.
Taiwan (come padiglione fuoribiennale) per aver costruito delle pastellate microarchitetture a rappresentare i vari locali della casa, in modo giocoso e quasi sottssassiano.

19 giugno 2014
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