Architettura

Tra Sogno e Realtà. Gli acquerelli di Mauro Andreini

di Roberta Andreoli

In un'epoca che sembra aver gettato matite e colori per proiettarsi interamente nelle imprese virtuali di una realtà alternativa a quella reale, è possibile ancora trovare chi insegue i sogni di una visione contrastante e con grande nobiltà d'animo lascia che questi incontrino i sogni di chi ancora ne fa e ha desiderio di continuare a farne.

Architetture Visionarie. Borgo rurale

Architetture Visionarie. Scuola

Architetture Visionarie. Interno di corte

Architetture Visionarie. Porto

Architetture Visionarie. Isolato urbano


Architetture Visionarie. Strada di periferia

Architetture Visionarie. Lungofiume

Architetture Visionarie. Palazzo sul mare

Architetture Visionarie. Piazza urbana

Architetture Visionarie. Corte 2


Architetture Visionarie. Palafitte

Architetture Visionarie. Palazzo

Architetture Visionarie. Paese continuo

Architetture Visionarie. Corte 1

Architetture Visionarie. Piazza di periferia


Architetture Visionarie. Paese continuo lungofiume

Architetture Visionarie. Fronte mare

Architetture Visionarie. Torre

Ritratti di luoghi. Paese sul mare

Ritratti di luoghi. Casa del pastore


Ritratti di luoghi. Periferia 8

Ritratti di luoghi. Carcere

Ritratti di luoghi. Chiesa diroccata

Ritratti di luoghi. S. Sabba

Ritratti di luoghi. Borgo abbandonato 2


Uno di questi sognatori è Mauro Andreini che, percorrendo i remoti sentieri dell'immaginazione che si dispiegano nei luoghi dell'animo umano, fa vivere architetture e paesaggi attraverso i suoi poetici acquerelli.
Selezionati fra trecento di una raccolta di prossima pubblicazione, gli acquerelli, appartenenti alle due straordinarie serie di Architetture visionarie e Ritratti di luoghi, rappresentano veri e propri viaggi nei luoghi della memoria, dell'immaginario e del sogno, tessere di un puzzle gigante che messe assieme ricostruiscono un unico paesaggio ideale che l'autore percorre ogni giorno nella sua mente e che decostruisce e ricostruisce caricandole di un dinamismo pregno di vitalismo, che dà luogo ad autentiche narrazioni poetiche di profondo sapore romantico.
Ispirati dal fascino e dalla ricchezza del paesaggio toscano, dalla sua tradizione, dalla sua aria, dalla sua luce, dal suo cielo, dalle sue case, dalle sue proporzioni, dai suoi colori, profumi e suoni, dalle sue voci e dal silenzio del suo paesaggio rurale, gli acquerelli visionari di Mauro Andreini diventano il luogo in cui la realtà si unisce al sogno e questo la travalica.
In contrapposizione all'omologazione standardizzante del disegno digitale, e all'incessante produzione di immagini di rapido consumo, questi acquerelli stabiliscono un ritorno alla semplicità della composizione e all'apparente convenzionalità delle forme che ne costituiscono il fascino e al tempo stesso la forza, nella capacità di attrarre l'osservatore e proiettarlo nel vivo dell'immagine.
Nell'epoca di affermazione del mito del superuomo virtuale o cyberuomo, queste immagini si collocano nella dimensione della poetica del fanciullino pascoliano: paragonabile alla stessa suggestiva spontaneità e intuizione delle poesie decadentiste, Mauro Andreini, combinando il talento della fanciullezza con quello della saggezza, il saper vedere e il saper dire, trasforma in poesia le cose semplici che lo circondano nella quotidianità, e che per questo passano inosservate, stabilendo attraverso il disegno, forma suprema di conoscenza, una sorta di mistico contatto con l'essenza delle cose che gli permette di giungere al mistero velato in ogni aspetto della vita.
La conoscenza non è in questo caso solo rivolta al mondo esterno, ma ha una duplice valenza: uscendo infatti da se stesso per proiettarsi nei luoghi della mente, l'autore si osserva da fuori scavando all'interno della propria identità, alla ricerca e costruzione del proprio io, che lo porta a scoprire che queste immagini visionarie, luoghi di vita comune, luoghi di evasione, luoghi di pace dei sensi e serenità dell'animo, rappresentano in realtà il suo luogo di vita ideale.
In quest'ottica si afferma l'importanza del disegno autografo, come mezzo imprescindibile di esplorazione dell'idea, come cosa umana, viva, per eccellenza, nell'unione tra anima e corpo e nel rapporto diretto di questi con la materia ideata che è parte di noi. In opposizione alla freddezza del disegno digitale che, perdendo la componente emotiva, genera altro che è al di fuori del nostro essere, in una sorta di trasfigurazione genetica imposta dall'uso della macchina che ci porta ad uscire dal nostro io più profondo.
Ma questi acquerelli rappresentano anche l'affermazione della tradizione e dell'identità italiana e il rifiuto della dimensione metropolitana: paesaggi metafisici, senza auto e persone, in cui domina il silenzio, in grado di esercitare un fascino in chi li osserva che si lega al senso della continuità della tradizione, la sola capace di esprimere valori durevoli al di fuori delle mode temporanee.
Il tratto sicuro di chi sa cosa e come si disegna, rispetto alla precedente pubblicazione del 1995, Nova Atlantide, riduce all'essenziale l'informazione grafica e dona una nuova freschezza ai colori, lasciando la scena agli aspetti sensoriali: i veri protagonisti delle immagini sono la luce, il silenzio, la quiete, l'assenza di tempo, l'equilibrio; non si ode l'infrangersi delle onde sulle scogliere, non si ode lo scorrere del fiume, il belare delle pecore al pascolo, non scorrono le lancette degli orologi, in un crescendo poetico dal carattere pittorico, visionario, metafisico e onirico.
Credo di poter affermare con certezza che il vero significato di questi acquerelli possa essere apprezzato a pieno solo dagli animi dotati di una buona dose di sensibilità, o quantomeno da persone desiderose di addentrarsi, silenziosamente, da spettatori in disparte, nella vita di questi luoghi, perché, se a prima vista sono dei disegni semplici, elementari, quasi infantili, disegni di un bambino - come li definisce l'autore stesso - a un secondo livello di lettura diventano la metafora della vita idilliaca, sognante, alla quale tende qualsiasi essere umano, per divenire delle vere e proprie opere d'arte negli aspetti sensoriali, nel loro silenzio, nella loro luce, nei loro colori, nella poetica narrativa della trascrizione della vita semplice, una sorta di mondo allo specchio vissuto da Cayce Pollard nel libro di William Gibson, L'accademia dei sogni.
Sogni.
Che accompagnano Mauro Andreini dall'inizio della sua carriera.
Sogni. Che a volte diventano realtà. E' lecito domandarsi dove si collochi la linea di confine tra gli acquerelli e le sue architetture. Ovvero quanto della visione sognante, del carattere metafisico dei suoi acquerelli diventi realtà nelle sue architetture e quanto rimanga sogno; al tempo stesso, quanto lui prenda degli aspetti dell'architettura e li renda poesia, narrazione negli acquerelli.
Sogni.
Che noi, curiosi di addentrarci in altri e altri ancora, gli chiediamo di non smettere di fare mai, perché aiuta a sognare anche noi che non ne siamo capaci, ma, in fondo, ne abbiamo estremamente bisogno.

Mauro Andreini. Architetto e pittore visionario di luoghi metafisici, ha esordito a Firenze e Roma, presentato da G.K.Koenig, con esposizioni personali di acquerelli sul tema dell'architettura urbana e rurale. La sua opera è ampiamente documentati su varie e numerose riviste italiane.
Si caratterizza per un'architettura segnata da semplici aggregazioni di forme pure, architetture fuori tempo che stanno tra il buongoverno del Lorenzetti ed il paese dei balocchi.
Tra il 1990 ed il 1995 produce una serie di progetti raccolti in Mauro Andreini, Architettura in corso, Electa e Mauro Andreini: Nova Atlantide, Librìa. Nel 2002 e 2003 è fra gli autori selezionati a rappresentare l'architettura italiana contemporanea in Giappone nella mostra "dal Futurismo al possibile futuro" al Design Center di Tokio ed all'Espace d'architecture CIVA La Chambre a Bruxelles, mostre patrocinate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Opera prevalentemente nelle nuove costruzioni, tra le quali si distinguono le nuove chiese di Bologna e Firenze, un albergo a Firenze, le case singole e i complessi residenziali in Val 'Orcia e Montalcino.
Hanno scritto dell'autore tra gli altri: A. Acocella, A. Bugatti, B. De Battè, G. K. Koenig, A. Greco, C. Latina, E. Miccini, A. Natalini, M. Pisani, N. Risaliti.
Ha in corso di preparazione un libro monografico di prossima pubblicazione che raccoglie gli acquerelli dal 2002 al 2008 suddivisi in due raccolte tematiche: Architetture visionarie e Ritratti di Luoghi. www.mauroandreini.it

Roberta Andreoli (Terni, 1976) architetto, si laurea nel 2005 a Roma con Franco Purini, con il quale collabora, dallo stesso anno, all'attività didattica presso la Facoltà di Architettura di Roma Valle Giulia. Collabora dal 2005 con Renato Partenope e dal 2008 con Mauro Andreini. Partecipa a concorsi di progettazione nazionali e internazionali.


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